1. Non Esistono le Ricadute, Esistono Solo le Ripartenze

Partire è anche un lasciarsi andare,
mollare la zavorra,
socchiudere gli occhi
come quando si guarda il sole,
pigliare quel che viene.

Claudio Magris

 

 


Tu riparti ogni volta o ricadi ogni volta?

Che cos’è la Ricaduta nella Ferita Caratteriale?
E’ la sensazione di sprofondare di nuovo, per l’ennesima volta, in una sensazione di sconforto che conosciamo bene e che fa parte di noi, con la sottile conferma dell’abbattimento, visto che poi va sempre tutto a finire così, e allora non c’è proprio via d’uscita. La ricaduta sembra chiuderci sempre di più nel nostro ritiro e nella rassegnazione.

Che cos’è la Ripartenza dalla Ferita Caratteriale?
E’ la sensazione di aspettarci e di volerci andare a risentire i vecchi e soliti schemi disfunzionali dei nostri comportamenti, emozioni e pensieri che ci lascia la constatazione e la crescita che non potevamo certo aspettarci che tutto andasse in modo perfetto per uscirne per sempre.
E svela questa nostra illusione che il cambiamento sia facile e mai in discussione.
Lascia l’esperienza di scoperta e di apprendimento di altre nuove strade e preziose informazioni su di noi e su come continueremmo a rovinarci la vita se appunto non lo sapessimo e non ci lavorassimo su. La ripartenza ci fa sentire apertura e arricchimento della nostra esistenza.

In sostanza, lo stesso accadimento ci pone una scelta: ci sono solo 2 atteggiamenti possibili rispetto a ciò che mi accade: quale voglio scegliere? Ricaduta o Ripartenza?

la sensazione di incontrare di nuovo la ferita, induce a porsi la domanda: in che cosa vuoi credere? Ancora che la tua vita non abbia più senso? Anche se hai avuto mille conferme che ciò è fasullo come tutte le tue presunte paure? Davvero? Oppure nella sensazione che stai imparando molto su di te e non aveva senso illudersi che il cambiamento sarebbe stato perfetto? Che è solo un inevitabile infortunio sul cammino, tra l’altro ricco di apprendimento per te, perché continui ad imparare nuovi modi per conoscerti e antidoti alle tue incredibili ed esagerate convinzioni negative?

Ho lottato tanto contro le ricadute, come ciascuno di voi che legge queste note.
Questo è durato fino alla mia seconda terapia, bioenergetica.
Poi ho scoperto che la Ferita Caratteriale vuole solo riportarci nel solito pantano emotivo.

Tra un attimo spieghiamo che cos’è e come si affronta una ferita caratteriale. Ma per ora basti dire che è la solita sensazione che dentro di sé c’è qualcosa che non va. O che non stia andando come avevamo pensato dovesse andare. Ci eravamo illusi, ci diciamo. Ma siamo sempre allo stesso punto morto.

Ora, 2 sono le cose migliori e più efficaci per uscire da una ricaduta nella ferita:

1. Assumere la verità: che tutto ciò è solo la solita ennesima suggestione drammatica che conosciamo benissimo e quindi non crederle più e scegliere l’atteggiamento sano della ripartenza;

2. Ricordarsi che la sensazione che scioglie davvero non è chiudere o risolvere o angustiarsi la vita, bensì è lasciare andare, meditare e stare nel corpo, e ritornare nel flusso delle passioni che ci animano.

Pensate: basta avere un momento al giorno in cui mi centro nella bellezza di un flusso in cui sto bene, e non avrò più ricadute.
Coltivando così in prima persona e con responsabilità costante (!) il mio benessere e non alimentando mai più una serie infinita di lotte e azioni ‘contro’ il malessere.
Perché il malessere non esiste, è solo una suggestione, un incantesimo, una derelitta abitudine.
Nessun tentativo di riflessione, soluzione e passo decisionale effettuati ‘contro la Ferita’ l’ha mai risolta davvero, se ci pensate bene, ma è servita solo per considerarla vera e rafforzarla.

Così facendo ci ha bloccato per anni e anni in pensieri disfunzionali. Vale a dire che se sento profondamente che qualcuno mi ha fatto un torto e reagisco con veemenza, dopo sì che starò molto peggio e non meglio. Perché? Perché quel torto non esiste in realtà. O se esiste, io l’ho preso in modo esagerato e proiettivo di cose mie antiche. E mettermi a fare la battaglia per qualcosa che non esiste, non solo lo fa esistere (apparentemente!), ma rende anche il mio vissuto molto più penoso.
Allora mi sento ripiombato in un torto, in una ferita paradossale.
Quel che mi è accaduto mi fa stare male. Magari solo una discussione, ma mi ferisce parecchio. Allora reagisco e decido di non far cadere la cosa.
Ma più reagisco è peggio sto.
Perciò alla fine sento che posso solo lasciare andare, ma mi ‘ruga’ moltissimo. Mi fa stare ancora peggio.

Per questo, soltanto il lasciar andare sapendo bene che cosa accade e che è esclusivamente suggestione e auto condizionamento, ci aiuta all’istante a non entrare nelle solite atmosfere in cui proviamo malessere.

L’esempio che faccio spesso di Sarajevo rende bene l’idea. Come ho già raccontato, una mia cliente era cresciuta a Sarajevo durante la guerra, negli anni ‘90. E c’erano stanze dove non potevano più entrare perché sotto attacco dei cecchini (con i proiettili conficcati nei muri, per intenderci). E ogni volta che si usciva a far la spesa era davvero una lotta per la vita.
Ora, era normale per lei, a Milano, a distanza di 20 anni, che ogni volta che sentisse un scoppio, un rumore forte per strada, la sua emotività andasse in tilt e tornasse a quei momenti. Agli allarmi, alle bombe, e alle fughe nei rifugi sotterranei. E ogni santa volta, poteva solo calmarsi e farla passare, non certo pensare di dover scappare o difendersi.
Mentre noi facciamo proprio così. Pensiamo che sia tutto oggi, anche se oggi non è.

Ma facciamo ordine e spieghiamo bene cos’è una ricaduta nella ferita caratteriale, come se ne esce e soprattutto come non ci si rientra.
Perché questo si fa in terapia.
Dove dovremmo andare tutti, fin dalle scuole. E dovrebbe essere pagata dallo Stato.
Per il benessere sociale generalizzato e i risparmi sanitari sulle malattie a cui porta invariabilmente.
Diamo esempi e punti di vista esplicativi che facciano comprendere bene le differenze sostanziali tra le due reazioni, ricaduta e ripartenza.

E questo ci spalanca l’esperienza della Ripartenza dalle Ferita Caratteriale.
La quale ripartenza è la seconda scoperta.
Non esistono le ricadute, esistono solo le ripartenze.
Davvero la ricaduta non esiste. E’ solo una convinzione, un ricordo ancora vivo, che noi -invece di rivivere in modo prezioso per le risorse e le esperienze che ci ha fatto sviluppare- ricreiamo con angoscia attuale, come se fosse oggi e accadesse oggi, e ci ribagnasse e ci reimpregnasse delle solite atmosfere.
La Ferita crediamo sia una condanna.
Perché andiamo a cercarci, ad attrarre situazioni che ci possano ferire, questo è lo scandalo del nostro comportamento.
Avete presente quando vedete qualcuno che se le va a cercare? Ecco.
Negli altri lo si vede molto più facilmente.
Ma lo facciamo tutti, chi più chi meno.
Ha pertanto tutti gli elementi di un piccolo o grande trauma.
Ma auto somministrato!
E, come per un trauma, si chiarisce in terapia (questo è certo e potete contarci, in tutte le terapie).

Pertanto, innanzitutto, la ricaduta ha a che fare con una ferita.
Cos’è questa cosa che sento, in cui ricado costantemente?
È una ferita. Ferita caratteriale, più precisamente.
La ricaduta nella ferita è lo stato d’animo che conosci benissimo, di solito di abbattimento, di paura, di rabbia, tristezza, eccetera, ma ovviamente non di gioia e serenità. E che non sai più nemmeno spiegare.

E’ in definitiva l’emozione parassita (perché troppo presente, esagerata e che prende lo spazio delle altre, più sane e adeguate alle situazioni) che provi quando ricadi in una delle 7 ferite caratteriali, che vedremo qui di seguito.
Queste ferite, conoscendole, ci guidano, orientano e accompagnano nella consapevolezza.
Il meccanismo della ricaduta nella Ferita è sempre uguale: ciò che ci succede normalmente, e fino ad un attimo prima non ci turbava, viene visto, di colpo, dal punto di vista ferito. Non dallo stato d’animo nuovo e vero, adulto e responsabile, conquistato e comprovato, di cui sei ormai più che consapevole nel corso del cammino intrapreso su di te. Al contrario, è sufficiente un piccolo episodio come qualcuno che non ci richiami al telefono, oppure un semplice paragone con gli altri che facciamo solo dentro di noi, o ancora il pensiero di una relazione finita, anche ad anni e anni di distanza (tutti casi reali ovviamente), a farci ripiombare in brutte sensazioni che possono durare ore, giorni, settimane.
Ciò equivale a dire: in terapia emerge che per ogni cliente che abbiamo di fronte esiste una ferita che la persona lamenta.
Tutti? Sì, nessuno escluso. Anche chi non è consapevole ma soffre un disagio esistenziale.
E avete idea di quante moltitudini soffrano di disagi esistenziali?
Tali disagi servono proprio per cercare di attivarci ad alleviare la ferita, ma purtroppo rinforzandola in realtà, camuffata attraverso i problemi ricorrenti (Temi Irrisolti e Ripetitivi della nostra vita).
Allora accadono 3 cose in terapia:

1. Ricostruzione. Si ricostruisce allora tutto il giro di cause e conseguenze delle esperienze vissute da quella stessa persona durante l’infanzia.

2. Individuazione. E si individua la ferita o le ferite subite.

3. Distinzione. Poi si impara nel processo terapeutico a distinguere bene tra che cosa la persona riferisce sul suo passato e ciò che prova di simile di fronte ad esperienze brutte e ripetute che la fanno ricadere in stati d’animo che in realtà non c’entrerebbero niente con l’oggi.

Tali brutte sensazioni sono solo indugi nel pantano in cui ci si agita da decenni attraverso la ferita originale, antica e ormai passata.
Quindi noi tutti attiriamo a noi situazioni, cerchiamo persone e atmosfere, con fissazione in alcuni casi estrema, per risentire quelle brutte sensazioni? Esatto.
E seguendo certe dinamiche terapeutiche, nel nostro caso anche prassi corpore, emotive, con semplici esercizi e concrete esperienze, impariamo a non farlo più.

Solo che occorre allenamento.
E nel frattempo, mentre continuiamo a migliorare, se non stiamo attenti, e non siamo avvisati da scritti come questo, ricadiamo (ricaduta) in aggiornamenti della ferita che ci convincono che di nuovo non abbiamo speranza, che non potevamo illuderci di poter star meglio e che ci meritiamo solo il peggio.
Ed è la sensazione di dover ricominciare tutto da capo, e che è stato tutto inutile.

Ciò avviene perché la ferita, cioè la voce di noi stessi suggestionati, vuole solo confermare se stessa, e rispedirci nel cantuccio dove secondo lei siamo destinati.

Per questo sentiamo in una sensazione di lotta interiore. Conflitto esistenziale. Che ci lascia sconforto. Demotivazione. Rinuncia. Ritiro.
Ma anche, per fortuna, la sensazione che questa atmosfera abbattuta dentro di noi sia falsa, esagerata, e che non porti mai a nulla, solo ad un malessere che alimenta se stesso e pensieri ripetuti in loop infiniti.
Stiamo solo male e basta. Senza più alcuna vitalità.

Perciò, invece, occorre mettere dei paletti, degli steccati belli grossi, delle dighe vere e proprie se necessario, e dirsi: eh no, eh! Adesso basta: Non ci entriamo più in questi sensi di colpa, auto accuse e tormenti incredibili a sé stessi insieme a paragoni continui con gli altri, che facciamo da sempre! Tanto più che ormai sappiamo bene (!) che vengono dalla nostra negletta educazione ricevuta!
E così, per fortuna ci scuotiamo, ci prendiamo virtualmente a schiaffi e ci svegliamo (ripartenza):
ma cosa stai dicendo? E’ normale, lo vedi che stai imparando e hai ancora bisogno di queste sostanze chimiche, ormonali, ferite e insoddisfatte, con bilanci tragici e drammatici, ma che non c’entrano niente con la realtà vera delle cose?!

Ricapitolando:

Ricaduta – Ripartenza

Chiude – Apre
Ferma – Muove
Manda indietro – Manda avanti
E’ sempre uguale – E’ sempre nuova
Fa involvere – Fa evolvere
Blocca – Sblocca
Induce a Risolvere – Induce a Lasciar Andare
Abbatte – Stimola
Provoca Rassegnazione – Produce Reazione
Scoraggia – Insegna
Ti ricorda che è tutto inutile – Ti ricorda di centrarti
Fa Ripiombare – Fa Fiorire
Porta al Malessere – Porta al Benessere
Dimostra lo stallo – Agevola la Progressione

In sostanza, nella Ripartenza non si entra mai più, senza alcuna eccezione, in modo fermo e deciso, su pensieri ed ansie ed emozioni brutte per definizione e antiche e parassite e inutili.

Poi, certo, siccome stiamo imparando, ci può ricapitare, ma è un infortunio, e ripartiamo speriamo di slancio e il più presto possibile, per la nostra progressione.
Non ci crediamo più, mai più a queste bugie. Tenendo fermo il punto.
Ad esempio, la ferita da ingiustizia, di cui parleremo tra un attimo, si presenta rispetto ad un diritto negato da parte dell’ambiente in cui siamo cresciuti.
C’è sempre un diritto negato che provoca una ferita caratteriale, in questo caso un’educazione rigida, dove il piacere era proibito per prima cosa, e il senso del dovere era ricordato in ogni istante.
Secondo questo schema che il bambino soffre, non necessariamente vero in modo oggettivo, ma per il bambino invece molto reale, il diritto negato (causa della ferita) è:

non puoi, nessuno può, non si può mai giocare, bisogna fare i compiti, mettere a posto, pulire, e poi, forse dopo, se c’è tempo, si potrà giocare. Ma poi alla fine questo tempo della spontaneità e del piacere non arriva realmente mai.
Da questa sensazione di diritto negato al piacere deriva la
:

Ferita da Ingiustizia (conseguenza del diritto negato):
Sento -io bambino, ma poi crescendo anche io adulto- che questo blocco verso il piacere non è giusto, non è vero, è forzato in modo ostile, sempre uguale, non vitale, non naturale. E mi si dice che mi devo solo rassegnare, perché questa è la vita. Ma se è così, allora la vita mi fa schifo e mi batterò sempre con frustrazione fortissima e rabbia esplosiva contro questo modello secondo cui bisogna solo impegnarsi e fare fatica per tutta la vita per sopportare le continue ingiustizie.
Però poi mi ritrovo sempre diviso: non accetto il blocco verso il piacere, ma mi ritrovo sempre ad avere a che fare col dovere e mai col piacere, come vorrei.

Ma più lotto con rabbia (emozione esagerata, quindi parassita, che non mi fa vivere serenamente), più sviluppo il Tema ripetitivo irrisolto della mia vita, (altrimenti detto Karma o Copione) e più ancora mi ritrovo in situazioni in cui mi sento sconfitto e abbattuto (Ricaduta nella Ferita) e nello sconforto più totale. Com’è possibile?- ci chiediamo.
Per questo le persone vengono in terapia. Per sapere come mai.
La prima cosa allora, è spiegare perché la ferita non ha davvero niente a che fare con l’oggi.
La ricaduta ad un certo punto capisci che si lega e ti lega alla ferita. E vuole solo farti sentire così.
E solo perché tu l’hai vissuta così, a torto o a ragione: secondo te i tuoi genitori volevano solo farti sentire in questo modo. Attraverso un processo educativo basato sul senso di colpa se pensavi a divertirti anziché studiare (è solo un esempio, sempre del carattere rigido, da Ferita da Ingiustizia, ma si ripete continuamente nei clienti in terapia).

Alcuni esempi di ricadute:

– Ecco che mi ritrovo per l’ennesima volta solo, rinnegato, tradito, a dovermi rassegnare che devo ricominciare tutto. 

– Sono un fallito, ecco. L’ho sempre saputo e volevo convincermi che non fosse così. Ma non avevo speranza. E ora, finalmente lo sanno tutti. 

– Mi sono fidato! Per l’ennesima volta! Non dovevo e non lo farò mai più. Le persone tradiscono sempre. E io avevo deciso di non aprirmi mai più. 

– Alla fine, come sempre, provo l’angoscia di non sapere mai scegliere. E che qualsiasi scelta compia, poi tanto starò male lo stesso. E’ la mia vita. E mi lascia uno sconforto così grande che mi verrebbe voglia di farla finita.

Ti senti allora ri-sprofondato in un mondo, atmosfera, strazio, stato d’animo di dolore o sofferenza profonda.
Che conosci benissimo.
E dove in un certo senso ti crogioli nel tuo brodo, in una sorta di piccolo mondo ferito.

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Il Circolo Vizioso della Ferita

Diciamo allora che in ogni momento di stress o di cambiamento di vita, o di svolta necessaria (affetti, cambiamenti nel lavoro, relazioni, età che avanza, conflitti interiori) si tende a tornare ognuno nelle proprie antiche atmosfere ferite.
Quando, invece, fino ad un attimo prima…
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