Trova un lavoro che ti piaccia
ed avrai cinque giorni in più per ogni settimana.
H. Jackson Brown Jr.
Il problema è non accompagnare più la leggerezza all’illusione che dovrà durare per sempre.
E’ la sovrapposizione del piacere all’illusione, la questione.
Anna, quando canta, canta non solo col piacere bensì con la sovrapposizione dell’illusione caratteriale che -da quel canto!- possa e debba assolutamente scaturire il successo- come unica speranza!- che redima finalmente una vita mediocre, impaurita e fragile.
Questo è il problema: per star bene occorre SEMPRE scindere, sciogliere, ogni piacere quotidiano dall’esito dell’operazione.
Perché?
Perché la sua vita non è affatto mediocre. E’ solo palpitante e vulnerabile. Come quella di tutti noi.
E lei invece vorrebbe non essere umana e fredda e calcolatrice e diversa.
Quindi canta senza più essere sé stessa e senza il piacere di cantare. E tutto si interrompe.
Ma lei può risuonare solo per esaltare il coinvolgimento e renderlo colmo di significato! E non per deprimerlo.
Noi abbiamo bisogno di piaceri per il puro gusto di viverli.
Piaceri: il primo sguardo dalla finestra al mattino, il vecchio libro ritrovato, volti entusiasti, neve, il mutare delle stagioni, il giornale, la dialettica, fare la doccia, nuotare, musica antica, capire, musica moderna, scrivere, viaggiare, cantare, essere gentili.
Bertolt Brecht
Non ci sarà mai la redenzione. Perché non ne abbiamo bisogno.
NON perché siamo destinati alla sfiga eterna (!)… come pensa Anna.
La redenzione esiste solo nella nostra testa.
Non abbiamo mai in realtà alcuna ragione per redimerci da nulla.
Togliere l’Aspettativa dal Piacere è la nostra più grande Responsabilità.
Per esempio Meme, un altra anima meravigliosa, all’esperienza terapeutica:
“Aiutami a…”, di cui abbiamo già parlato, risponde:
- sentirmi costante
- sicuro
- sapere cosa voglio
Mentre, nella seconda parte dell’esperienza, afferma invece:
- Aiutami a sopportare che non sarò mai… e ripete lo stesso elenco:
- che non sarò mai sicuro
- né costante
- E tenderò sempre a dirmi che non saprò cosa voglio, anche se in realtà un po’ lo so…
Ho capito -conclude- non devo più cercare l’impossibile. Ma accettare che ci posso convivere. E che tutti sono più o meno come me. E’ così?
Il senso generale è che ogni volta che ci si è sentiti leggeri è scattata l’illusione, tutta caratteriale, di compensare la ferita.
E da qui, l’abitudine a sperare che la propria vita possa scampare per sempre alle ansie, paure, insoddisfazioni ecc.
E poi incorrere così nella delusione e quindi nella sensazione ferita, senza diritti, impotente e condannata, che è il vero scopo di tutta la faccenda.
Allora che cosa bisogna fare?
Il senso generale, lo ribadiamo, è solo l’Intensità. Corporea ed emotiva.
Di gruppo, sociale, partecipata.
E non mentale e solitaria, contro tutti e soprattutto contro natura.
La vera difficoltà dell’uomo non è di godere i lampioni o i panorami, non di godere i denti-di-leone o le braciole, ma di godere il godimento, di mantenersi capace di farsi piacere ciò che gli piace.
G.K. Chesterton
Perciò di settimana in settimana con gli esercizi bioenergetici si impara a connettere la leggerezza al corpo e non all’illusione.
Si apprende ad essere intensi, connessi e sintonizzati alle emozioni attraverso il corpo. Questo evita i sentieri tortuosi del carattere. E le illusioni e delusioni collegate.
La nostra paura di vivere si vede dal modo in cui ci teniamo occupati per non sentire, corriamo per non doverci fermare di fronte a noi stessi, ci stordiamo di alcool e droghe per non sentire il nostro essere. Dato che abbiamo paura della vita, cerchiamo di controllarla o dirigerla. Crediamo che essere trasportati dalle emozioni sia cattivo o pericoloso. (….) Richiede che ci fermiamo e che smettiamo di agitarci, che ci prendiamo il tempo di respirare e di sentire. In questo processo possiamo sentire il nostro dolore, ma se abbiamo il coraggio di accettarlo ne trarremo anche piacere. Se possiamo guardare in faccia il nostro vuoto interiore, troveremo l’appagamento. Se possiamo attraversare la nostra disperazione, scopriremo la gioia. E in questa impresa avremo bisogno di aiuto.A. Lowen, Onorare il corpo p.124
Alcuni esempi sono sotto i nostri occhi nelle sessioni di esercizi bioenergetici:
Sempre di più: sento, gioisco, mi connetto a chi sta più vicino a me. E percepisco, con l’abitudine e l’apertura, che va tutto bene così.
Sequenze di azioni diverse, aperture nuove, vicinanze sorprendenti, senza più necessità di rivoluzioni impegnativissime e oltremodo faticose, con la promessa, poi, di star bene.
O stai bene a prescindere.
O non stai bene mai.