Il non esporre i propri pensieri ad un adulto sembra una cosa istintiva dai sette od otto anni in su.
George Orwell
Ciascuno dei punti indicati in queste domande, traccia delle linee fondamentali di sviluppo di sé.
Ne abbiamo trattato ne Le Due Funzioni dell’Adulto.
Riguardano lo sviluppo di tutte le abilità che noi abbiamo dentro, in nuce, e di cui possiamo re-impadronirci e continuare a incrementare per viverci molto meglio la nostra vita.
Ogni famiglia, ogni educazione, ogni Ferita, ci toglie qualcosa e ci dà qualcos’altro di estremamente variegato.
Ad esempio, se ci siamo sentiti parecchio non rispettati e non visti nella nostra famiglia d’origine, non possiamo ignorarlo, perché è stato troppo forte e ci condiziona in due sensi:
- o diventiamo qualcuno che allo stesso modo non rispetta e non vede sé stesso e gli altri
- oppure che sostiene, rispetta e considera molto sé e gli altri. Per questa seconda esperienza più matura, occorre però integrare ed elaborare quel che ci è successo grazie alla nostra funzione adulta.
- Altrimenti, se non ne siamo consapevoli e non si elabora ciò che ci è successo, si resta in una sensazione di non compiuta soddisfazione di sé e della vita, in cui riusciamo bene nel sostenere gli altri e rispettarli e considerarli molto, ma A SCAPITO DI SE’. Condizione di sacrificio, fatica e impossibilità, in verità molto comune nelle persone che sentono il bisogno di un cammino di psicoterapia.
La nostra capacità di sostenerci attraverso il nostro Adulto Interiore è l’unica fonte che abbiamo per ridefinire la nostra vita secondo decisioni più naturali e di benessere per noi.
D’altra parte, la constatazione che vale sempre con i nostri clienti è immediata: cos’altro ci avrebbero dovuto insegnare i nostri genitori -se fossero stati come noi avremmo sempre voluto- se non a occuparci adeguatamente di noi stessi?
Ma spesso noi non sappiamo nemmeno di averla come capacità e quindi nemmeno di poterci fare appello.
Per questo ne scriviamo. Sono passi semplici e comprensibili e allo stesso tempo sono così portatori di cambiamento e di benessere che ogni volta chi lo scopre esclama invariabilmente: l’avessi saputo tanto tempo fa…
Per questo, rispondere alle domande di seguito riportate, è determinante per allenare, addestrare e sviluppare la funzione Adulta e il dialogo interno.
- Prima di tutto: mi parlo? So che posso prendere le 2 veci di “me stesso che chiede” (Bambino) e “me stesso che risponde” (Adulto) e viceversa?
- Oppure ho in mente soltanto i miei bisogni, univoci, le mie istanze, richieste, gli umori, in una parola: la mia parte Bambina? Insoddisfatta o mancante che sia?
- Mi sento, in questo senso, altalenante, umorale, non stabile come vorrei? Sempre pieno di domande, mancanze, ma senza saper fornire le risposte a me stesso?
- E il mio dialogo interno è ripetitivo e inconcludente o comunque non risolutivo come vorrei?
- Se è così, se NON SO che posso svilupparlo, un dialogo interno migliore, è solo, semplicemente, perché non l’ho appreso da piccolo, non me lo hanno insegnato. Per mancanza di conoscenza dei miei genitori, che sono stati troppo assenti o troppo presenti in questo fondamentale apprendimento dell’esistenza. E’ utile allora chiedersi: dove e come, nello specifico, la mia famiglia non mi ha insegnato a proteggermi, accudirmi attraverso un dialogo interno costruttivo?
- Mi sento troppo spesso, o mi sono sentito, come una pallina da flipper, sbattuta da tutte le parti senza avere la minima possibilità di indirizzare le mie energie?
- Nei test che facciamo riempire ai clienti per sondare le loro capacità, in merito alla Funzione Adulta sono riportate le seguenti domande. Siglare quelle in cui ci sentiamo di dover migliorare.
– Ho l’abitudine di pianificare il mio lavoro e la mia vita privata; questo mi consente di essere più disteso e tranquillo
– Nelle discussioni, quando vengo attaccato nelle mie idee, non me la prendo e sono anche disponibile a rimettere in discussione i miei punti di vista
– Mi sento a mio agio, tranquillo e soddisfatto nella mia pelle
– Ho un buon autocontrollo e sono in grado di affrontare situazioni difficili senza lasciarmi coinvolgere emotivamente
– Le persone non sono egoiste. I disaccordi nascono per lo più da divergenze di interessi ugualmente legittimi
– Prevedo facilmente ciò che succederà quando inizio un’azione, per lo meno, mi prefiguro una certa quantità di situazioni possibili
– Sono un buon negoziatore e sono stato più volte chiamato a dirimere difficili problemi di relazione
– Prima di prendere una decisione analizzo tutte le possibilità e le loro conseguenze in quella determinata contingenza
– Sono più una persona logica che non un’intuitiva
Note eventuali:
- Penso ora al più grande problema che ho in questo periodo: So sviluppare un dialogo interno costruttivo? Provo a farlo. Mi chiedo per iscritto, su un foglio a parte, quali sono i quesiti che mi sento di rivolgermi a proposito di questo problema. E provo a rispondere. Ad esempio, parlando a sé stessi e rispondendo ogni volta: puoi ripetermi il problema nel dettaglio? Quali implicazioni ha sulla nostra vita? Perché è così importante per noi? Che cosa dovremmo farci per stare meglio? Siamo sicuri? Quale altre alternative sono possibili? E se ci sbagliamo? Cosa rischiamo? E così via. Al termine: ho delle risposte risolutive? Utili? Sono un buon alter ego di me stesso? So accudirmi? Prendermi cura delle mie esigenze? Sono presente a me stesso? Fino a che punto sì? E in che cosa di preciso non riesco?
- Mi capita di sospendermi e lasciare la mia parte bambina fantasticare soluzioni e abbattersi per disillusioni successive? Se sì, posso citare un esempio concreto?
- Succede che ogni volta che ho un bisogno, una mancanza, una forte esigenza, non considero nemmeno che l’UNICA persona che possa aiutarmi davvero sono io? So fare appello a me stesso? Se credo di no o non pienamente: perché secondo me non sono in grado? Provo a rispondere di getto, emotivamente e con profonda sincerità.
- In questa direzione, so invece mantenere la rotta in maniera esaustiva e andare avanti? Vale a dire: una volta deciso qualcosa lo sostengo o cambio spesso direzione e intendimento ad ogni umore diverso? Prendiamo il caso che ho proprio il problema di non sapermi sostenere. Bene -mi posso rispondere, citiamo solo un esempio tra tanti possibili- ne abbiamo già parlato molto. Questo problema deriva da pigrizia, l’abbiamo assodato, sei d’accordo? Ora, abbiamo già discusso che la cosa migliore è compiere le azioni concordate. Quali sono le nuove informazioni che abbiamo per cui cambiare azioni? Ci sono queste nuove informazioni? Non ci sono? Quindi adesso reagiamo come avevamo concordato. Ok per te? (E attendere che l’altra parte risponda, in modo anche acceso, ma costruttivo e finalmente risolto). Dopo che ho provato, mi chiedo: lo so materialmente fare tutto questo? O posso imparare?
- Conosco e pratico la strada della consapevolezza, alternando domande e risposte che mi facciano sentire in progressione? Oppure il punto per me cruciale potrebbe proprio essere che sono troppo automatico/a e non mi fermo proprio a parlarmi? Se sì, se è questa una difficoltà da superare, cosa posso dirmi rispetto al mio problema? Su cosa sto progredendo e su cosa no? E cosa posso fare allora? Mi è utile dirmelo? Poi lo rispetto? Cosa posso migliorare?
- Viceversa, quando mi parlo, mi sento al contrario che le domande e le risposte si rincorrano sempre uguali, senza mai indurmi in una vera scelta, in una direzione, ad una risoluzione che mi faccia sentire più sicuro e soddisfatto della strada intrapresa? Se sì, posso provare a vivere domande e risposte in modo emotivo, corporeo, calato, cambiando posto e posizione mentre rispondo? Accade qualcosa di diverso?
- Sviluppo un sempre migliore dialogo interno con la mia parte adulta, genitoriale, che si assume la responsabilità di esserci, di supportare, sostenere, me stesso e le mie qualità, risorse, verità su di me? Se no, cosa posso fare per sviluppare questa capacità? Ho avuto un modello positivo nella mia infanzia di tale capacità? Posso citarlo? Ho avuto un modello negativo nella mia infanzia di tale capacità? Posso citarlo?
- Sono in grado di non alimentare più, in senso contrario, attribuzioni, suggestioni, impossibilità e proibizioni acquisite dalla mia famiglia nel mio carattere e mai più messe in discussione o non abbastanza? Quali sono queste dimensioni acquisite dalla mia famiglia? Ad esempio incertezza? Oppure Rigidità? Intrusione? Eccesso di Giudizio? Oppure cos’altro? Quali frasi simboliche mi ricordo si dicevano spesso a casa mia?
- La mia parte responsabile e accudente, adulta e genitoriale, presente e in grado di reagire, se c’è e quando c’è, riconosce la mia essenza, le mie bellezze, qualità, peculiarità a prescindere? Sono in grado di alimentare un sostegno, un amore incondizionato verso me stesso? Uno stimolo a sentire che valgo sempre e comunque, indipendentemente da alcuna prestazione o difetto? Se no, cosa posso provare per incrementare questa capacità?
- Oppure mi sento sempre sotto attacco, giudizio, critica, prima di tutto da me medesimo e poi dagli altri? Che cosa mi dice la mia parte auto critica, nel dettaglio?
- E questo mio modo di criticare me e gli altri, se c’è, somiglia ad un modello ricevuto e appreso anche senza accorgermene? Queste critiche, mi ricordano quando ero bambino? Qualcuno mi criticava allo stesso modo? Oppure non mi sosteneva come avrei voluto? Proviamo a ricordare cosa succedeva con le figure accudenti, genitoriali. Ci sono analogie, differenze? Stesso livello di sensazione di avversione, di non andare mai bene, a prescindere? Più da mio padre o da mia madre? O da chi altri? Con quali sfumature diverse?
Ora, riepiloga qui di seguito i punti più indicativi per te stesso/a sulla presenza e lo sviluppo della tua funzione adulta. Scrivi chiaramente in prima persona i passi che ritieni di fare, se ci sono. Poi confrontati con il tuo terapeuta, psicologo, counselor, professionista abilitato della relazione d’aiuto.
Elenco i punti per me di interesse emersi dalle risposte al questionario e i passi da compiere, le abilità da apprendere: