Quando non sai cosa vuoi, di solito sai cosa non vuoi.
Si parte da lì.
E poi si prosegue per il contrario.
Mettiamo:
Non mi piace il lavoro al computer?
Non mi piacciono le cose abitudinarie?
Non amo la famiglia?
Non mi va di essere dipendente e bloccato?
Non amo la città?
Cosa c’è dall’altra parte?
Cosa c’è che oggi preveda solo un minimo di computer? Un lavoro di relazioni? Cos’altro?
Quali sono i lavori più vari e non fissi e a contatto con la natura?
Solo con queste prerogative, senza più chiedersi che cosa mi piace, ma solo “che cosa non mi piace e non voglio assolutamente”, un ragazzo di 26 anni è partito per una comunità, poi per un’altra e alla fine ha trovato il suo spazio nella natura dove -molto di più di prima- ha trovato qualcosa che gli piace e lo fa vibrare.
E probabilmente lo farà vibrare per tutto il resto della sua vita.
Semplice, no?
Un’altro, di dieci anni più grande, anni tutti passati ad alzarsi alle 2 del pomeriggio, solo con queste considerazioni su che cosa non amava, e quindi escludendo una dopo l’altra tutte le opzioni tranne l’ultima, quella che proprio non poteva escludere che gli piacesse, anche solo un minimo, si è convinto a re-iscriversi all’università, laurearsi e fare poi il dottorato nella sua materia, dove eccelleva fin da ragazzo, solo per sé e per il proprio minimo interesse, per poi sentire che si trasformava in un tiepido stimolo, fino a diventare la vera passione che lo animava.
Perché? Perché era l’ultima, come dicevamo poc’anzi, l’unica alternativa rimasta dopo tutto ciò che non gli piaceva.
E ora lavora in università e non gli sembra proprio di lavorare.
Un’altra persona ancora, di 53 anni, ha proprio deciso di smettere completamente con la vita di prima, si è prima fatta ammalare, poi fatta curare, poi fatta fallire economicamente per decine e decine di milioni di euro, per poi ricominciare a respirare, non importa come, con estrema e disperata fiducia.
A volte basta chiedersi poche cose e ragionare per l’inverso.
Vuoi vedere? Anche se sei già “affermato e grande”, fallo solo come verifica, come prova del nove.
Cos’è che NON mi è mai piaciuto? (E ancora oggi non mi piace).
E scrivi tutto di getto.
E poi rileggi e scopri se la vita che fai oggi rispetta almeno tutto ciò che non ti piace.
Celo, manca.
E se fai ancora cose o sei in ambienti che non fanno proprio per te, puoi sempre ricominciare da capo.
Cosa credi che si faccia in terapia?
Tutti, ma proprio tutti coloro che iniziano a lavorare su di sé, che abbiamo 26 o 53 anni, la prima cosa che credono -e che viene frantumata dalla verità- è che sia sempre già troppo tardi per cambiare.
Sentire dei ventunenni affermare che ormai è troppo tardi, è l’apoteosi dello spreco totale.
Sapere qualcosa in più su di sé è invece la cosa che dà più piacere in assoluto.
Non importa mai-mai-mai quando e come lo scopri.
Ma tu, quant’anni tieni? Diceva Arbore in una antica trasmissione che sgorgava di puro piacere.
Tengo gli anni per fare quello che mi pare, gli rispondeva qualcuno.