C’è un modo rivelatosi molto utile per sapere se “so accettare davvero”.
In realtà, non sempre ma molto spesso, i nostri obiettivi o desideri rappresentano solo tentativi di compensare le nostre Ferite.
Ferite che sono invece rappresentate dalle nostre preoccupazioni più o meno profonde.
Quindi, il rapporto tra obiettivi o desideri e le preoccupazioni rappresenta solo il finto tentativo di realizzare la nostra esistenza -che in realtà realizzeremmo molto più godendoci l’unica vita che abbiamo, puntando al piacere piccolo e concreto, ogni giorno.
Il Questionario qui di seguito fa emergere proprio quanto ci inganniamo con desideri e preoccupazioni non veri fino in fondo.
1. Parto dal mio più grande obiettivo/desiderio DI QUESTO PERIODO.
Lo scrivo nella maniera più chiara e concreta possibile.
(Posso stampare queste domande e riempirle su carta oppure semplicemente scrivere le risposte a parte o su una nota del cellulare. L’importante è che io scriva non appena formulo le mie reazioni emotive alle domande, senza rimandare. Solo così il lavoro è utile ed emotivo, e può disvelare verità inconsce).
Nota importante: queste domande hanno senso solo all’interno del cammino di psicoterapia che si svolge nello Studio Self Bioenergetica. Qui sono riportate solo a fini esplicativi, conoscitivi e di comprensione dei processi in atto dentro ciascuno di noi. Non hanno pertanto alcuna valenza fuori dal contesto di cui sopra. E non siamo in alcun modo responsabili di un eventuale uso improprio. Raccomandiamo vivamente di sottoporre le risposte personali al parere e all’intervento di uno psicoterapeuta qualificato.
Per dare un esempio concreto, seguiamo il caso reale di una persona, che chiameremo Tina, tra quelle che nel tempo hanno compilato il questionario: trovate sempre in corsivo le sue risposte.
Es. di Tina: Poter essere utile altri altri, aiutarli, farli evolvere, dare loro info per stare bene.
2. Allo stesso modo, spiego poi l’obiettivo/desiderio PIU’ GRANDE DELLA MIA VITA, non quello contingente, ma quello che perseguo da così tanto tempo da considerarlo proprio il più importante per me.
Può essere molto concreto ma anche più generale, come: essere sereno, sentirmi realizzato, raggiungere la solidità economica, sentirmi in pace con me stesso. ecc. Se ce ne sono diversi, cerchiamo di indicare quello più profondo, quello a cui tendono tutti gli altri: ad esempio, voglio realizzare i miei obiettivi economici, per sentirmi finalmente sereno. Allora quello più importante è essere sereno.
Es. di Tina: Dare uno scopo alla mia vita, sentendomi piena, ricca di qualità e conoscenza.
3. Annoto ora, qui di seguito, la mia più grande preoccupazione DI QUESTO PERIODO.
Non farcela, ad esempio, oppure uscire dalla fatica, o ancora non riuscire a reggere il ritmo. O molte altre. Di solito, apparentemente, le preoccupazioni sono l’altra faccia dei desideri. Vorrei tanto realizzare questo desiderio, ma sento forte questa preoccupazione.
Es. di Tina: Non ho le caratteristiche/qualità per potermi sentire piena
4. Infine, descrivo la Preoccupazione PIU’ GRANDE DA SEMPRE, quella ricorrente, tipica mia, che ho da una vita.
Può essere la stessa di questo periodo oppure ad essa legata ma più generale, più estesa oppure ancora più esistenziale. Sempre come esempio, può essere non riuscire mai ad essere felice e soddisfatto, aver paura che crolli tutto, di restare da solo o di essere inferiore agli altri, di non essere visto dagli altri, di non valere, di sentirsi escluso ecc. ecc.
Es. di Tina: Non essere cercata dagli altri, non essere importante per gli altri
Ecco, come abbiamo ricordato nell’incipit, il rapporto tra obiettivi / desideri e le preoccupazioni rappresenta solo il finto tentativo di realizzare la nostra esistenza -che in realtà realizzeremmo molto di più investendo 100 volte meglio nell’unica giornata che abbiamo a disposizione ogni giorno.
Pertanto, nel concreto, dire :
“a) mi pongo da sempre questo obiettivo
anche se ogni volta ho b) le solite preoccupazioni”…
…serve soltanto ad illuderci di poter superare blocchi atavici, personali e respirati in famiglia (che sono il vero a), cioè causa…
…attraverso obiettivi (che sono il vero b), cioè conseguenza:
alla fine, in verità -non realizzando mai davvero desideri e obiettivi- confermiamo, nutriamo e consolidiamo i blocchi ricevuti.
Per cui, la dinamica semplice ed evidente, ma al nostro inconscio celata, è che quelli che consideriamo nostri progetti portanti in realtà sono in una dinamica dialettica direttamente collegata alle nostre preoccupazioni. E con l’unico scopo di cercare di esorcizzare paure e preoccupazioni.
Le quali, tuttavia, essendo costitutive del nostro carattere, tendono a riproporsi facendo appunto fallire o procrastinare o non realizzare mai fino in fondo proprio i nostri obiettivi, quali che siano.
Anzi, spesso si può intravvedere come gli obiettivi siano proprio il frutto delle paure, nati quasi solo perché non possiamo certo tenerci e accettare queste dinamiche pesanti e interne e non esterne come crediamo.
Possiamo, viceversa, illuderci di compensarle dandoci obiettivi, desideri, progetti e sogni che nella sostanza certo ci rappresentano nel nostro io ideale, ma nei MODI di realizzare dimostrano il nostro carattere, sempre uguale a sé stesso.
Le risposte sopra riportate, allora, si sono dimostrate utili per indirizzare di nuovo -e ogni giorno!- la nostra vita verso canoni di benessere molto più concreti, presenti, efficaci. Per vivere qui ed ora, oggi e per gli anni a venire.
Resto pertanto a contatto con le seguenti sentenze, qui di seguito riportate, considerandole vere fino in fondo, anche solo per simulazione. E’ questa l’esperienza preziosa che ci aiuta. perché ci catapulta dentro nuovi modi, finalmente, di porci rispetto a obiettivi e preoccupazioni.
Quindi provo ora a ripetermi più volte (al giorno!) le seguenti affermazioni. E vedo come mi sento:
1. Non realizzerò mai l’obiettivo o desiderio di questo periodo, sopra indicato.
2. Non raggiungerò mai nemmeno l’obiettivo o desiderio di una vita.
3. E mai la preoccupazione contingente passerà.
4. E ancora, neanche la preoccupazione più grande ed estesa si risolverà mai.
Quindi riscrivo:
1. Non realizzerò mai l’obiettivo di questo periodo (e lo ricopio qui di seguito…).
Es. di Tina: Essere di aiuto agli altri
2. Non raggiungerò mai l’obiettivo / desiderio di una vita (e riannoto qual è…).
Es. di Tina: Sentirmi piena, ricca di conoscenze
3. Non passerà mai la mia preoccupazione di questo periodo, che è… (la riscrivo…).
Es. di Tina: Non ho le qualità per sentirmi piena
4. E infine non si risolverá mai la mia più grande preoccupazione di sempre, tipica mia, che è… (la riporto qui di seguito).
Es. di Tina: Non essere mai cercata/ voluta abbastanza dagli altri
Pertanto, Tina si ritroverà con queste affermazioni una dopo l’altra:
Non riuscirò mai a:
1. Essere di aiuto agli altri
2. Per sentirmi così piena, ricca di conoscenze.
Poiché:
3. Non ho le qualità per sentirmi piena
che mi servirebbero per colmare la sensazione che ho da sempre di:
4. Non essere cercata/ voluta dagli altri.
Come si vede, è il punto 4. che regge sempre tutta la dinamica. E svela così come e fino a che livello sia inverso il processo: metto in piedi la mia vita, i miei obiettivi generali e il mondo interiore quotidiano, solo per attenuare, compensare, evitare la sensazione della ferita che ho da sempre, in questo caso non essere mai cercata dagli altri.
Ma nel caso di Tina, lei era stata abbandonata da piccola, con la conseguente ferita terribile di non avere valore. Oggi in realtà, qualsiasi soddisfazione e affermazione non la ripagheranno mai di quel dolore.
Tant’è che lei è oggettivamente oggi molto cercata dagli altri. Ma lei non lo vede.
Perché non le può bastare mai, se non sa, appunto, cosa sta facendo.
Mentre, se lo sa, può subito riorganizzare le sue energie e risorse e vivere straordinariamente meglio.
Noi vogliamo raggiungere obiettivi e desideri che crediamo misurabili per ovviare a problemi che non cambiano perché legati a ricordi immutabili. È questa la verità che ci riconsegna la vita nelle nostre mani. Possiamo solo accettare il ricordo e il lutto per quei ricordi di ferite e dolori, e ripartire riconciliati non occupandoci più di tali questioni per noi sempre pesantissime.
Vi pare poco?
Sperimento ora, pertanto, anche solo come simulazione, esercizio ed esperienza, che cosa mi succede a prendere per buone e naturali queste ipotesi.
L’assunto è imparare a scindere me stesso dai miei desideri e dalle mie preoccupazioni.
Se ad esempio è tanto tempo che vorrei sentirmi in pace -e invece sento sempre la preoccupazione di non poterci mai riuscire veramente perché magari non mi sento mai all’altezza…
…allora, forse, questo obiettivo non si realizzerà mai, perché famigliare, insito ormai nel mio carattere e probabilmente non lo voglio davvero raggiungere, così da confermare le mie preoccupazioni (!).
Noi funzioniamo così. Il nostro carattere segue queste dinamiche e non altre.
Vale a dire che io ricorderò sempre il bombardamento subito da bambino sul fatto che non ero all’altezza. E quindi vale la pena accettare che sarà sempre così e smetterla una buona volta di cercare di sentirmici, mettendo in piedi chissà quali progetti.
Posso sorridere dentro di me e dirmi che non è importante e godermi la gioia qui ed ora e non la compensazione di qualcosa che non potrò avere davvero.
Ci ho mai pensato? E’ solo un’ipotesi, certamente. Ma ha aiutato e sbloccato moltitudini di persone, che oggi non pensano più spasmodicamente di dover prima raggiungere qualcosa e risolvere problemi, e soltanto dopo poter star bene, ma si godono più semplicemente l’esistenza.
Come mi sento? Mi ascolto. Appunto qui sopra, ai rispettivi punti 1, 2, 3, 4, le mie reazioni, altrimenti passeranno e non le ricorderò.
Se necessario, sto giorni, settimane, a scrivere e a rileggere -e a sentire che cosa mi accade- se do per scontato che non cambierà mai questa situazione:
Non sentirò di realizzare mai davvero obiettivi e desideri
per non vivermi mai realmente fuori dalle mie preoccupazioni.
Note ulteriori sull’esperienza, nelle settimane seguenti:
Nel rileggere e ad ascoltarmi, mi chiedo quale di queste 3 condizioni si verifica:
1. E’ impossibile per me anche solo un minimo accettare che NON si realizzino queste condizioni? Cioè che io non realizzerò i miei obiettivi e non superero mai davvero le mie reoccupazioni? (Ricorda: è una simulazione, ci puoi stare a contatto, ti farà bene).
Ci ho provato e riprovato ma non riesco nemmeno a prendere in considerazione queste eventualità, perché mi sentirei di morire? Sarebbe per me come non poter più essere me stesso? Se sì, spiego qui in dettaglio che cosa mi succederebbe se accettassi di rinunciare a desideri/obiettivi e dessi per acquisito che le mie preoccupazioni non passeranno mai… Come mi sentirei? Lo descrivo in dettaglio:
2. Oppure riesco a simulare che non si realizzino, ma mi sento abbattuto, troppo triste, privo di scopi, senza niente a cui attaccarmi nei momenti di bisogno e di difficoltà? Per cui non capisco qual è il beneficio di un esercizio del genere? Analizzo anche qui cosa mi accade nello specifico, emozione per emozione:
3. Oppure ci ho già fatto i conti e per me è abbastanza normale fare in modo di trovare altre motivazioni? Io non sono i miei obiettivi o desideri, e loro non saranno mai più così prioritari per me. E sto già vivendo una vita tutto sommato soddisfacente e in armonia dentro e fuori di me, e quindi posso accettare che non ho bisogno di realizzare altro? Come mi fa sentire ora questa condizione di non dipendenza spasmodica dai miei obiettivi / desideri?
Il principio che regge il Questionario è la Legge dell’Accettazione Incondizionata: Accade solo ciò che è naturale che accada. Non accade mai niente di innaturale.
Per approfondire: Accettazione Incondizionata: Riepilogo
Allora, se da troppo tempo inseguo obiettivi e desideri che non si realizzano, vuol dire che sto cercando qualcosa che non posso volere, perché non è nelle leggi della natura che si verifichi… Per cui, posso solo accettare la sentenza naturale dell’universo. Accettare sempre che quel che mi capita segue logiche naturali e può quindi NON andare secondo il mio ego, i miei bisogni e le mie volontà. Sono in grado di accettarlo?
Se io desidero star bene, devo poter scindere il mio benessere quotidiano dai desideri e dagli obiettivi che mi prefiggo e dalle preoccupazioni che ho.
Allora, solo se sto bene a prescindere e in anticipo, paradossalmente, si realizzeranno, dopo, molto più facilmente, proprio quelle condizioni che faranno sì che gli obiettivi si compiano e le preoccupazioni non siano mai così invalidanti.
Noi la chiamiamo inversione di causa e conseguenza.
– Se cerco di star bene per prima cosa ogni giorno, come diritto e non come obiettivo da realizzare con fatica sovrumana e ripetitiva, allora facilmente e naturalmente, tutto accadrà nella mia vita, come una fioritura.
– Viceversa, nulla accadrà mai davvero, se non le condizioni che fanno sì che procrastiniamo impegno, fatica e preoccupazioni che continueranno così ad occupare gran parte delle nostre energie, senza portarci mai davvero ad un reale benessere.
Le risposte 1. 2. 3. sono pertanto in ordine di benessere psicofisico. La 3 rappresenta il maggior benessere.
CONCLUSIONI
1. La prima delle tre condizioni di cui sopra è fortemente caratteriale e in sintonia con l’Ego e non con il Sé, vale a dire non sappiamo sintonizzarci su un reale ascolto e salute psicofisica. Non è possibile che stiamo così male se simuliamo di non realizzare qualcosa nella nostra vita. Vuol dire che non sappiamo accettare davvero qualsiasi cosa accada. Quindi attrarremo cose e persone in sintonia con sforzi e preoccupazioni. Mi chiedo: sono troppo identificato e automatico, istintivo nei miei impeti? Eccessivo nel voler indirizzare la mia vita e troppo dipendente dai risultati concreti? Senza potermi godere la vita come viene? Senza ulteriori aspettative? Sono troppo calato e coincidente con il mio progetto di vita? Che altrimenti, se non si realizza, sento che crollerà tutto?
NOTE:
2. La seconda possibilità di cui sopra è l’inizio di un cammino. Va benissimo che io mi senta abbattuto e triste e senza speranza, all’inizio, se sto con l’ipotesi che non si realizzerà mai davvero ciò che mi prefiggo.
Evidentemente, gli obiettivi e le preoccupazioni mi servivano fino ad oggi proprio per celare a me stesso queste sensazioni di abbattimento. E allora è meglio svelare questo meccanismo. Ma noi non vogliamo e non possiamo toglierci la speranza. Vogliamo e possiamo però toglierci l’illusione. Questo sì. Vale a dire rinunciare in modo sano alla casa di carta che la nostra vita dipenda da stati d’animo e condizioni da cui ci sentiamo esclusi “fino a che finalmente realizzeremo i nostri progetti e si risolveranno le nostre preoccupazioni”.
Da questa accettazione, forte e disillusa, scaturirà tutto il processo di Leggerezza Profonda. Quindi il punto cruciale consiste nel togliere la sovrapposizione tra Piacere e Illusione. Posso provare piacere sempre, ogni momento, senza illudermi che da questo piacere scaturisca un nirvana che mi faccia sentire diverso e finalmente fuori dai miei problemi. Per sempre. Semplicemente, perché non ne ho bisogno. Va tutto già bene nella mia vita. Per definizione e non per obiettivo. E gli obiettivi, problemi e preoccupazioni, ci saranno sempre. ed è tutto ciò che non mi farà più sentire abbattimento (!).
Mi dicono qualcosa queste riflessioni? Appunto i miei stati d’animo e le conseguenze di questi nuovi assunti di base.
NOTE:
3. Ecco allora che la condizione terza, sopra indicata, mi può illuminare la strada: se do per scontato che sempre questo sarò e sempre le stesse difficoltà avrò, e lo accetto, e ci sorrido dentro, e sdrammatizzo anziché vivermi ogni giorno con pena e angoscia, allora avrò colto il vero senso della vita.
E mi butterò con tutto me stesso nel piano A, come nel piano B, come nel C e così via. Senza aspettarmi più niente. Così toglierò la determinazione anticipata e irrealizzabile che le cose, la vita e le leggi della Natura debbano andare sempre e solo come dico io. E lascerò che possa realizzarsi A oppure B oppure C. E mi andrà bene per definizione e buonumore.
L’universo fa sempre ciò che consegue a leggi naturali e noi possiamo solo adattarci e uscire dal volerle indirizzare con orgoglio, ego e carattere. E, al contrario, accettare le lezioni quotidiane che tutto ciò comporta.
Quindi che cosa mi porto a casa di tale esperienza fatta in queste poche pagine? Che principi nuovi? Quali benefici, indicazioni, possibilità?
NOTE:
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