Il senso è che ogni giorno c’è una prova.
Invece ogni giorno non c’è alcuna prova.
Ecco tutto.
Buona giornata.
C’è poco da fare. Occorre semplificare.
Non hai mai avuto invidia per le persone ottuse, che hanno solo due impulsi, e in qualche modo nella loro semplicità vivono bene? Io sempre, enormemente. Certo che siamo orgogliosi di noi stessi. Tutti, nessuno escluso. Ma moltitudini di noi complicano tutto e non riescono a farne a meno di rovinarsi la vita con infinite ruminazioni, ipotesi e verifiche, alla fine sfinenti e sempre uguali.
E quindi occorre sempre semplificare.
Ma non vuol dire farlo ogni volta.
Vuol dire scegliere -ad ogni svolta necessaria- una delle due modalità concrete di espressione di noi stessi.
E manifestarne concretamente solo una.
Per questo la terapia ha da essere concreta e operativa e la bioenergetica in quanto corporea lo è per definizione.
Ne abbiamo parlato in molti punti.
Ma è proprio una decisione epocale.
Ad esempio il ciclo della profondità, per me.
Se la profondità è meglio della pesantezza, e l’ho scelto e verificato, non c’è più e non ci può essere più alternanza o tentennamento.
E’ a questo scopo che utilizzo spesso le affermazioni Basta e Punto.
Perché sono necessarie, a certi livelli di consapevolezza.
A certi snodi e traguardi.
Lavorare su di sé per stare meglio è decidere di stare meglio. Impostare alcune pietre miliari. Su cui non si torna più. Non un passo avanti e l’altro poi vediamo, forse, se e quando.
E’ come il percorso di uno schema ad albero. Ci sono bivii che indirizzano e non possono essere ignorati.
Hai deciso? Hai constatato? Hai di nuovo riflettuto?
Allora adesso dai una segnale forte a te e agli altri che hai scelto.
Se non c’è atto simbolico, manifestazione di te in questa nuova direzione e consolidamento della posizione, che ne sa l’Universo della tua decisione? Come si imprime nella tua vita e in quella degli altri se non ti alzi ed esci all’alba, si fa per dire, di una nuova era, per te fondamentale?
Da tanto tempo davvero vorrei scrivere un libro dal titolo Le persone si dividono in due. Perché la ferita e quindi la vita ci divide in due. La parte ferita e la parte che reagisce.
E questo capitolo del libro sarebbe Chi semplifica e chi no.
Perché per semplificare e agire occorre non solo discrimine e testa, ma anche finalmente un imporsi emozioni e azioni conseguenti di un tipo anziché dell’altro e quindi responsabilità, maturità e metodo e scelta adulta, scatto corporeo e impulso emotivo.
E’ un gesto che sancisce, semplificare.
Altri esempi?
C’è una frase di non so chi che distingue: chi vive bene, vive sempre una vita semplice.
E chi vorrebbe negarlo?
Ma la differenza è tra una vita ricca, semplice, e una vita povera, semplice.
Le persone che arrivano in terapia possono essere semplici, ma nella rinuncia e nel blocco e nella non esplorazione. E nell’insoddisfazione. In una vita inceppata e scarna.
Le persone che invece acquisiscono la verità su di sé nella vita, la assorbono e la integrano, arrivano alla semplicità alla fine, da una posizione che per questa semplicità diventa più ricca e non più sacrificata.
E’ questa la sintesi, la scintilla, il segreto della semplicità.
Arrivare alla spontaneità è il compimento del partire dalla spontaneità.
Riferirsi alla semplicità ti fa dire: sì, ma che cosa vuoi, ‘adesso’? Qual è il motivo per cui lo fai, il gesto? Esatto: la semplicità è chiarezza. E immediatezza. E’ ragione e scopo. È avanzamento e progetto. E se non è chiaro il passo, semplicemente non lo faccio.
Ecco.
Miracolata detta Mirta, ad esempio, è una forza della natura, nata e cresciuta in montagna. E la montagna semplifica. Perché o sali o scendi. E in montagna esistono proprio due macrotipi: il Praticone e il Saggio. E quando il secondo, quello con spessore, si manifesta semplicemente in lei, l’efficacia ha un’energia mooolto diversa, decisamente esatta.
Si dice che Lowen ti tenesse in una sola posizione per due ore, in terapia. Semplicemente. Ma quante motivazioni convergono in una sola posizione? E quanti doni da un gesto solo?
Semplificare, in sostanza, vuol dire essere conseguenti. Realmente. E canalizzare le proprie energie una buona volta.
Un tennista, un rallysta, un rigorista, se non semplificano, si perdono in un taac.
Nel tiro con l’arco è arcinoto il momento in cui prepari il tiro e poi non puoi più ritornare sulla regolazione, altrimenti la finitura, il lancio e l’unione con il bersaglio si perdono in un istante. Quale metafora migliore della vita?
Metti allora, amico mio, tutta la tua complessità nella semplice decisione e poi portala a destinazione con uno schiocco di corta tesa. Sentendo la freccia che va.
E appassionati a questi momenti di sintesi. Sappi che devono sempre arrivare e che sono un modo per sentire che vai.
Chiediti: sì, ma alla fine che vuoi fare? Vuoi andare? Allora vai.
Decidere, scegliendo uno dei 2 poli, per un giorno e una notte senza dirlo a nessuno, dirime e distingue lo scegliere con la testa dallo scegliere con tutto se stessi ed emotivamente. Che è l’unica cosa che conta. Poi, per 1 altro giorno e 1 altra notte, scelgo il polo opposto e vedo immediatamente come mi sento. Se è meglio polo 1 o polo 2. E a quel punto ho già deciso.
Fatto sta che in terapia, gli inviti a semplificare arrivano sempre.
Il casino, la confusione, la sovrapposizione, l’alternanza, l’indecisione e il cambio continuo di punto di vista, lasciano lo sconforto.
Allora ci si allena letteralmente a semplificare.
E a non tornarci più. Soprattutto.
E’ una legge di natura, la Legge della Semplicità: qualsiasi legame con le realtà e gli altri ha da essere così semplice e immediato da sentire che sprigiona vitalità.
Altrimenti non è complessità. È confusione.
Del resto, l’adulto serve a questo e la terapia che funziona sviluppa l’adulto dentro di noi.
E serve a tornare alla logica. Quella emotiva e della verità.
Basta. Ci sei già cascato mille volte. Vai.
Ma spesso, molto spesso, la persona, se non avesse avuto il terapeuta, pagato e preparato per aiutare a scegliere e a buttarsi, non avrebbe mai nemmeno pensato di affrontare quel problema che rimanda da decenni. Figuriamoci a trattarlo con decisione e semplificando. Ecco tutto.
Allora, di nuovo, sappi che ad un certo punto devi dirimere e scegliere anche tra il meno peggio, ma è uno dei passi enormi e benèfici del lavoro su di sé, di crescita e affermazione nella vita. Se ci pensi, è sempre una scelta del meno peggio. Si sceglie sempre tra due alternative, mai tra il casino e la perfezione.
Fuor di metafora: non sai se stare o non stare più con una persona? Non è importante come sembra. Trova il passo che puoi fare e che va bene sia per stare che per non stare con quella persona. E di solito ha a che fare in modo chiaro e diretto con uscire da una dicotomia, da qualsiasi dicotomia, andando ad ascoltarsi ad un livello più profondo e vero e a prescindere dalla coppia. Io che cosa farei se stessi bene con questa persona? E che cosa farei se fossi da sola/solo? Farei in entrambi i casi quel gesto? Quel viaggio? Quel corso? Quell’incontro? Allora lo faccio. E’ esattamente quel che devo fare.
Ora, se è così, occorre non tornare più su una decisione che ci ho messo un po’ a semplificare. Ora devo Fare, per poter poi Sentire, e così consolidare il mio modo di Essere, come abbiamo visto nei 3 Livelli dell’Esistenza.
Se voglio ascoltarmi, occorre che faccia silenzio dentro di me.
Se voglio seguire i miei desideri, devo abbassare il rumore di fondo dei miei borbottii e concentrarmi sul corpo, sulla natura, sulla meditazione, sul riposo, su pratiche corporee, sul vedere le poche cose importanti come sono realmente.
Se voglio progredire, occorre che impari a non stare più nelle divisioni, alternando soltanto all’infinito un polo con l’altro: mi ami? E quanto mi ami? E mi pensi? E quanto mi pensi…? (Diceva un’antica pubblicità telefonica). E basta. Andiamo. Su.
E’ come se oggi ci mancasse una scuola semplice, dovuta, sulla sintesi. E quindi cerchiamo in giro come capita un qualche impulso risolutore. Ma la rotta, la nostra impronta, la capacità di imprimere la giornata, non sappiamo più come trovarla, acquisirla, agirla.
Perciò la terapia corporea più di molte altre si occupa sempre più di impostare, di tornare ai fondamentali, di far notare che mancano gli assiomi della vita e di come realizzarsi realmente. E quindi semplicemente.
Perché il mondo virtuale ci ha resi più soli e squilibrati verso i pensieri e senza concretezza.
Ci sono solo poche cose importanti nella vita. Per fortuna. Quali sono?- ci chiedono stupiti i nostri clienti.
Sono: che scopo hai qui e ora nella vita? Ti piace davvero? Ti piace ancora? Se no, smettilo. Subito. Dentro di te. Non fuori.
E piano piano cambierai tutto, semplicemente e senza sforzo.
E a che cosa saresti destinato? Che cosa sei venuto al mondo a fare? Che cosa ti piacerebbe tanto realizzare se ne avessi la possibilità? Che cosa desideri? Di che cosa senti urgenza? Che cosa cerchi in una relazione e che cosa è legittimo cercare?
Chiediti: Questi pensieri che ho sono legittimi oppure no? Ho un confronto con qualcuno? Mi esprimo, mi esploro, mi evolvo? Oppure è troppo tempo che sono fermo? Quello che sento difficile da sempre per me, posso sentirlo diversamente? Come?
In oriente direbbero: Qual è il tuo karma che ogni volta si ripresenta? E qual è il tuo dharma, cioè la tua realizzazione, una volta compreso e superato il karma?
Insomma: se non fai almeno un minimo una esplorazione di te e delle possibilità che hai, come fai ad imprimere una direzione semplice, un indirizzo, una costruzione e una struttura alla tua vita? E se non lo fai, senti che la tua giornata è fin troppo semplice, ma nel senso di mancanza, limite, ritiro e condizione noiosa e ripetitiva? E’ così? Ecco.
Allora fatti le grandi domande di cui sopra. E non smettere mai d’indagare. Tienile come valore e non come mero strumento passeggero. Rispolveralo ogni tanto e miglioralo sempre. E sarai un essere senziente, che ad un certo punto sentirà il bisogno di semplificare e scegliere.
E smuoviti una buona volta. Ed esci dalle solite ansie. Dal Pantoprazolo. Tu. Da solo.
Adesso che lo sai di avere un compito. Trovare la tua direzione. Naturalmente.
Ti renderai conto che esistono due semplicità: una che parte dalla verità e dopo un lungo cammino complesso, ci riporta alla verità, e una che parte dalla bugia e non naturalezza e resta nella non verità. La prima è essenziale e vitale e fa da sola una vita piena, e l’altra fa un rumore sordo e ripetuto e triste e solo.
E ci sono due complessità. La prima, la complessità semplice, è la semplicità che si è fatta struttura. Quindi mantiene contatti con prassi emotive semplici e capaci di ri-centrarci ogni volta. E la complessità confusa, che in realtà non è complessità, è costruire alla rinfusa. Non è strutturata. Non è armonica né ordinata. E ti tira da tutte le parti. E non è una semplice fioritura. Ma sono tante e intersecate.
Quando lo capisci, disveli la strada primaria per te.
E’ una legge universale, la semplicità, che seguono tutte le discipline, le arti e le strutture: la catena del valore in economia, gli assessment organizzativi che ogni tanto ci chiamano a fare in aziende diverse, i quali mostrano subito dov’è il punto pesante e confuso di quella società (eppure fanno tutti finta di non vederlo, come in terapia, del resto).
Chiediti: qual è il punto (della mia vita, delle mie scelte, o di qualsiasi cosa) dove si incontrano semplicità e complessità?
La capacità di semplificare significa eliminare il superfluo in modo che solo il necessario possa parlare.
(Hans Hofmann, maestro della pittura astratta).
Un’altra sensazione che hai spesso quando incontri tante persone, è molto vicina all’intuizione di uno dei geni più mirabilmente complessi degli ultimi secoli:
È curioso a vedere che quasi tutti gli uomini che valgono molto, hanno le maniere semplici; e che quasi sempre le maniere semplici sono prese per indizio di poco valore.
(Giacomo Leopardi).
Nei due video, 7 Centimetri di Futuro e L’Amore ai Tempi della Guerra, io mi sono messo a nudo e vergognato come non mai, per arrivare alla semplicità delle emozioni e della spontaneità.
E solo così mi sono sentito vero e quindi semplice.
Nemmeno tanto difficile come credevo. Assolutamente semplice.
Emotivamente sconvolgente.
Ma vuoi fare una vita intontita o una vita chiara?
Allora cerca la verità. La verità è sempre semplice. Quando hai la sensazione di scoprire qualcosa di profondo e prezioso su di te e sul mondo, hai una pulsazione di esattezza, chiarezza, semplicità. Ovvio, ti dici, non poteva che essere così.
Chi semplifica è proprietario del mondo. Perché gli altri lo sentono e gli danno credito illimitato. Chi ha una marcia in più è perché sa semplificare quando è necessario. E proprio per questo ha uno scatto in più.
Confida Audrey Hepburn, maestra di entrambe le cose: La semplicità e la verità sono le sole cose che contano veramente. Vengono da dentro. Non si può fingere.
La sua eleganza era infatti esatta, spontanea, naturale, ma non certo semplicistica e non ragionata.
Poiché partire da bambini semplici e meravigliosi per tornare ad esserlo dopo aver guadagnato la complessità, è aver capito quasi tutto. Il resto che manca è solo la felicità.
Vai a:
L’Amore ai Tempi della Guerra,
Oppure inviaci un messaggio con la tua richiesta all’indirizzo: