– Je t’aime.
– Non temere.
Lino Banfi.
I tre modi di vivere servono a sapere su che cosa concentrarsi. E non è affatto trascurabile.
Pensate adesso infatti a quando il Fare viene, dipende ed è fioritura del Sentire. Non è più tanto per Fare. Ed è la radice del Ben Essere.
Mentre l’agire limitato alle cose da Fare è bloccato e ripetitivo e sempre uguale. Ed è la coltura del Mal Essere. Lo status dello star poco bene. È uno dei primi sintomi di tale condizione mancante e solitaria. Univoca e poco creativa. Il Fare bloccato al ripetere è limitato per definizione. Come in un girone dantesco.
E’ per questo che io mi chiedo ogni volta e lo chiedo: a che livello ti senti? Che vuoi fare? Non lo so. Ti senti costretto a Fare? Sì. Qualcosa che non ti piace? Esatto. Che non senti tuo? Ecco. Allora concentrati sul Sentire. Ma non sento proprio niente, è questo il problema. Allora hai un compito, no? Concentrati e concentriamoci su come Sentire. O non te l’hanno insegnato, o non lo sai più, come Sentire. Ecco che la tua terapia diventa concreta, non è così?
E piano piano il Sentire fa capolino.
Prova a chiederti: chi è che dice che non senti? Io. Quindi senti che non senti? Sì. Vedi? 1 a 0. E ti ricordi quando sentivi? Beh, se mi concentro, si. Vorrei tornare a quei momenti. E allora parliamone tanto, rivivili emotivamente. E poi piano piano ti immedesimerai in quegli istanti. E lentamente a loro tornerai. E loro, proprio te riprenderanno ad illuminare, ispirare, guidare.
Ecco perché i tre livelli sono sempre molto presenti in terapia. Anche se non li si chiama in questo modo e non li si esplicita.
Perché il lavoro su di sé -ma è la vita che è così- si nutre di elementi concreti: la parola si fa azione, il linguaggio sentimento, e la rete dei rimandi è l’esistenza. Tutto nel territorio della verità. Per questo chiedersi chi siamo passa dritto dal chiedersi a che livello siamo.
In sostanza, la questione che si pone all’inizio è sempre il basso profilo che le persone sentono di stare vivendo nel loro Fare. Affannarsi nel Fare. Alcuni vengono per il pantano del Sentire e altri ancora perché non sanno più chi sono. Ma le problematiche della crisi le riportano presto a Che Fare. E subito dopo a Cosa Sentire.
Del Fare abbiamo parlato al punto specifico. Occupiamoci ora dello snodo seguente, che ci attende come un passaggio obbligato.
Perché, come dice Aristotele: Nihil est in intellectu quod prius non fuerit in sensu. il ritorno al futuro corporeo, sensoriale, vitale, è la possibile strada che ci possa far stare subito meglio.
Questo lo avvertono tutti. La tua guida è il Sentire. E il Sentire è più vero attraverso il corpo.
Perché Fare+Sentire= radice di tutte le ricerche e le crescite.
Ma Sentire+Fare= radice di tutte le conseguenze sensate e legate e connesse e sintonizzate sul vero Sé. Le cose in cui ci sentiamo noi stessi.
E’ interessante notare che la filosofia è in questa accezione la prima ad essersi posta come terapia: cosa Sentire? Sentire e poi ragionarci su? Oppure viceversa? E il fiorire di approcci filosofici curativi e terapeutici lo dimostra. E’ curioso allora che i terapeuti di oggi siano i nouveaux philosophes, laddove i pensatori della terapia si esprimono sempre di più sulla condizione umana. Scrive Lowen veri e propri trattati sull’essere umano, da dove viene e dove sta andando.
Ed è a questo punto, sul Sentire, e non sul Fare e sul malessere, che la poesia, l’arte, la sensibilità umana tutta, ci riporta all’ispirazione. Innanzi tutto, l’emozione! Soltanto dopo la comprensione!- dice Paul Gauguin. Ma quando stiamo male, che ne è di un tramonto sul mare? E soprattutto, dove troviamo la forza e l’ispirazione per alzarci a vivere una splendida alba sul mare?
Tutto passa dal Sentire, come in un bivio esistenziale. Di correlazione tra il prima e il dopo. Da dove vieni? E dove stai andando? Lo senti? Se non senti che cosa fai, dove vai?
Si percepisce così, nei colloqui di uno studio di terapia, come e quanto si arrivi alla correlazione strettissima tra che cosa intraprendere rispetto a cosa provare dentro di noi, quale emozione chiave seguire, quale sentimento è più vero, adeguato e reale, e quale invece parassita, antico e fuorviante.
Gli scambi da tennis tra terapeuta e paziente si nutrono di queste palline.
Eccolo allora il segreto del Sentire. E’ la sensazione di legame, connessione, correlazione, tra Fare e Sentire. Non esiste niente al mondo di concreto e vitale che non sia connesso a qualcosa. Anche solo quando ci sentiamo bene nel corpo, dopo una sessione speciale di bioenergetica dove abbiamo lasciato accadere qualcosa, succede perché sentiamo la parte destra connessa alla sinistra e la parte legata alla terra, finalmente coordinata con le nostre sensazioni alte, le intuizioni e le consapevolezze.
Il Sentire è Sentire quando sente un legame con qualcosa.
Questa è la Legge del Sentire. Sento solo quando decido di connettermi con qualcosa o qualcuno.
Chiediti a che cosa fai attenzione, su che cosa ti sintonizzi, a che cosa scegli di connetterti, tra le mille possibilità.
E più la tengo presente, questa scelta, e mi muovo attraverso questra stretta relazione, e più il Sentire prende le redini di quel che facciamo.
Senza emozione, è impossibile trasformare le tenebre in luce e l’apatia in movimento.
Carl Gustav Jung.
Nel cammino di verità su di sé, un’idea mediocre ma capace di generare entusiasmi farà più strada di una grande idea incapace di generare emozioni.
Mary Kay Ash.
E qui ci avviamo a che cosa Essere. Perché altrimenti, ad un certo punto, proseguendo emozione per emozione, senza Fare e Corpo, perdiamo di vista chi siamo davvero. Ma se invece ho presente ogni volta un punto di appoggio, una sponda, mi realizzo “dentro” qualcosa, la mia esistenza. Che cosa sento se mi concentro solo su questa casa, su questa relazione, su questo lavoro? Una struttura, un rimando, su cui misurare il nostro Sentire, allora, è tutto.
Se non ho un parametro di misurazione, io non posso Sentire davvero. Senza agganci, mi perdo. Ecco la verità.
Questo lo ha compreso un poeta sublime come Fernando Pessoa, il quale ha sempre colpito tutti noi per le sue intuizioni sui modi di essere e sul fingimento possibile nel vivere: I sentimenti più dolorosi e le emozioni più pungenti, sono quelli assurdi: l’ansia di cose impossibili, proprio perché sono impossibili, la nostalgia di ciò che non c’è mai stato, il desiderio di ciò che potrebbe essere stato, la pena di non essere un altro, l’insoddisfazione per l’esistenza del mondo.
Cosa scegli, in definitiva, di Sentire? A cosa ti dedichi? Altrimenti il malessere, come sentiamo tutti, si può annidare anche nel vago mare emotivo in cui ci siamo calati smodatamente. Non è pertanto la strada delle emozioni tout court ad essere la via maestra.
Che cos’è il malessere, se non ritrovarsi in un pantano emotivo? E quale migliore uscita che ripassare dal via del Fare? Ecco che allora il Fare è esso stesso terapia e livello non solo basico e costitutivo, ma anche nell’accezione di ristoro e di restart, di ritrovarsi e lasciarsi accogliere, e di riprendere il paradigma che chissà come porco giuda avevamo smarrito. E già solo riandare a correre, è ritrovare la regola che aggiusti, semplifichi e organizzi il pantano emotivo.
Questo per dire che qualsiasi cosa la facciamo solo per ritrovare la via del Sentire. Sempre e comunque. Eh sì, troppe emozioni, troppo percepire, non ci entusiasma più se non lo sappiamo gestire e declinare nelle giuste intonazioni corporee, fattive, concrete, reali, analogiche e non virtuali.
Mentre, una volta ritornati al Fare e ripassati dall’integrazione dei due primi livelli, tutto è molto più stabile e può restare così a lungo.
Fino a che: eccolo il terzo livello. Non è l’organizzazione delle emozioni soltanto: è una qualità diversa, che con la pratica delle emozioni più il Fare, dimostra come poter esistere in tre modi, stadi e canali, vasi comunicanti di sé.
Il terzo livello mi ricorda il settimo chakra. Per Essere, non ci devo pensare. Ho da concentrarmi sul Sentire. E su ciò che mi viene come conseguenza, fioritura e affermazione del mio Sentire. E quando tutto è allineato e costante, acquisito e spontaneo, allora mi sento proprio come vorrei Essere da sempre.
Per questo si dice che nei periodi migliori viviamo di sentimenti ed emozioni. Perché sono il fulcro di tutto. Ma solo quando sappiamo dove siamo, e cosa c’è prima e dopo, e da che cosa sono scaturiti tali sentimenti.
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