Il pericolo non viene da quello che non conosciamo,
ma da quello che crediamo sia vero e invece non lo è.
Mark Twain
(Questo articolo è la continuazione de La Fine della Paura).
Senza affrontare le paure, la vita non è vita.
Tale enorme verità ci cambia radicalmente la percezione: il malessere che lamentiamo è invece solo la sensazione di enorme oppressione dentro di noi che ci riporta al dramma delle sensazioni della nostra famiglia d’origine, la quale sensazione, sentiamo ci proibisce qualcosa, ci fa perennemente sentire in colpa se stiamo bene (!) e ci punisce irrimediabilmente ogni qual volta cerchiamo di emergere.
Un esempio classico è tratto da La mia voce ti accompagnerà, libro su Milton Erickson, terapeuta leggendario. Un ragazzo 12enne scopre personalmente il cadavere del proprio zio morto suicida e non vuole più andare a scuola o vivere la vita normale di prima. Eppure, già solo grazie alle argomentazioni simili a quelle che qui riportiamo, il terapeuta riesce a convincerlo a riprendersi la pienezza della vita proprio attraverso la bellezza dell’attraversare le paure e mettersi alla prova.
Lo abbiamo riportato nell’articolo precedente, La Fine della Paura.
Noi quindi usiamo la parola paura solo come etichetta per confermare la ferita.
Se lo so, posso svelare l’inganno della paura che conferma l’inganno più grande della ferita.
‘Non posso perché ho paura’, in realtà è una frase che non ha senso. Vale a dire ha senso solo per vivere rattrappito, contratto, in difesa e in ritiro. Questo è il reale scopo di tale frase-condizionamento che continuiamo ad alimentare dentro di noi. Perciò abbiamo spesso (tutti) la sensazione di girare a vuoto.
Ciò poiché se voglio stare bene, adesso so che posso e devo affrontare qualsiasi paura, per avere la sensazione di affermazione, gioia e salute. E poi, avendo svelato questo meccanismo di conferma del mio pantano e delle proibizioni che rinnovo con le mie giustificazioni dietro le mie paure, so che devo rimuovere completamente la categoria paura dal mio linguaggio. E considerare che posso vivere in maniera pura e intensa ogni situazione di coinvolgimento. E vivere a fondo-corsa ogni istante, moltissimo più di prima. E la vita è come se si pulisse, chiarisse, illuminasse, risolvesse dentro e fino in fondo.
La paura è pertanto l’altra faccia della Gioia. Non si può provare gioia se non si affronta la paura sottostante di star bene.
Come vedere allora e interpretare la mia vita senza la serie di paure, preoccupazioni, sintomi e blocchi che ormai conosco?
Tenendo presente che la gioia è sempre dall’altra parte della paura.
E la paura va sempre verso la gioia. Ti accorgi di stare affrontando bene la paura, quando vai costantemente verso la gioia.
E non lo stai facendo per niente invece quando ti fermi, sospendi e ritiri, ti chiudi e ti difendi, contrattaccando o cercando di risolvere sempre qualcosa. (‘Che palle’).
Affrontare la ferita è quindi legato esattamente alla suggestione che per noi sia previsto solo un destino avverso.
Quindi è sufficiente una seduta di terapia -o addirittura solo un un articolo come questo!- per far sì che le persone realizzino che la vera paura serve ed è vissuta bene e in senso prezioso, solo quando fa appello alla rabbia affermativa, non più contro qualcuno o qualche proibizione, ma per cambiare invece modo di vivere e mantenersi sereni. E non viene mai più utilizzata per bloccarsi, freezarsi come siamo solo abituati a fare…
… bensì per riprendersi tutta la propria spontaneità e gioia di gettarsi nelle emozioni profonde.
Quindi-ascoltate-bene, è sufficiente e basilare chiedersi: come uso la paura? A che scopo?
Per riportarmi ad ogni segnale di paura ad una vita di incertezze?
Oppure senza pensarci minimamente alle cose che non vanno e dedicandomi solo a ciò che mi fa sprizzare gioia e mi coinvolge e quindi magari mi mette alla prova? Quindi è una paura-segnale di vita buia e ansiosa oppure una paura-segnale di pura vitalità e affermazione?
questa è la domanda che ci può cambiare l’esistenza.
Solo che non ce lo avevano mai detto.
Il problema è proprio bloccarci.
Non esiste un’educazione su questi temi.
Se capiamo come bloccarsi, limitarsi e auto condannarsi sia innaturale e rappresenti il reale problema delle persone che chiamano paura la propria ferita, allora il gioco è fatto. E la gioia, la naturalezza e l’entusiasmo ritornano come a pulire e a liberare i canali delle emozioni ostruiti da decenni.
Le persone capiscono che anticipare dentro se stessi la paura come blocco, deriva NON dall’essere paurosi dentro e da sempre come pensano, bensì, esclusivamente, da un condizionamento infantile a non poter trasformare questa paura in rabbia reattiva.
E a volte basta una minuto per comprenderlo: le anime che abbiamo di fronte si rendono conto del piccolo problema specifico adesso molto chiaro rispetto alle conseguenze gigantesche che tale malinteso ha avuto nella vita-vita per decenni:
‘io posso vivere ogni minuto senza mai più avere paura della paura, perché adesso e per sempre ogni volta che avrò paura reagirò, senza mai più risentire il blocco e l’impossibilità. E subito dopo mi accorgo che allora sto già vivendo nella gioia, in realtà!’.
Per questo Lowen afferma che la rabbia è l’emozione che guarisce, perché l’accesso alla rabbia attraverso la paura, trasforma tutte le espressioni di sé.
Perciò, in conclusione, ci stai dicendo che dobbiamo cambiare totalmente il nostro approccio alla paura?
(Cenno di assenso deciso e sorriso, in risposta).
Di stravolgere la nostra vita? Affrontando tutte le nostre paure e buttandoci in ogni gioia che ci capiti? E’ questo che ci stai dicendo?
(Sorriso di nuovo a lungo insistito).
Io vi sto dicendo che non c’è cosa che desideriamo di più. E che quando rialziamo la testa finalmente dalla paura costante e sentiamo che abbiamo le armi per non ricaderci mai più e vivere leggeri e profondi, ci sentiamo alla summa di tutte le felicità che stavamo cercando.
Ed è come se iniziassimo a vivere davvero solo oggi.
E’ la sensazione più impagabile che ci sia, per cui è valsa la pena di impegnarsi in tutto il cammino per arrivare fin qui.
Continua la lettura.
Urlare la Gioia Dentro alla Paura.
Vedi il video: 7 Centimetri di Futuro.
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Grazie Marco, sempre illuminante e scomodo scoprire che forse e’ piu’ semplice di tutti gli alibi che mi costruisco. In questi giorni sto leggendo le poesie di Gio Evan e una di queste si intitola “La prospettiva del tempo” (da “Non perdermi sul serio”) e dice ad un certo punto “c’ho messo un po’ di tempo a capire (…) che un terrore non si sconfigge non pensandici / che bisogna avere il coraggio di chiedere alla paura / cosa possiamo fare per lei; / in cosa possiamo esserle utili (…)”, e questo cambia completamente la prospettiva. Namaste’!
Condivido tutto, Katia,
In questo periodo sto di nuovo riattraversando l’illuminazione sulla paura.
Lo dico a tutti:
Quella che consideravi paura fino a 10 secondi fa, non esisteva.
Hai sempre considerato l’essenza della vita della stessa sostanza dell’essenza della paura.
Ma non era vero.
La tua, proprio la tua vita, che hai sempre creduto senza troppe possibilità fuori dal -minimo timore, massimo terrore- è ed è sempre stata senza paura.
E quando lo ri-capisci, ritorni a volare, a re-entusiasmarti, a vivere finalmente la vita piena.
Bellissima sei, vita senza paura.