Smetterla di Aspettare Godot

L’attesa è il futuro che si presenta a mani vuote.
Michelangelo

 

L’epifania del paradosso

 

La verità che deriva dall’accettare che il nostro problema era ben altro, evidente a tutti tranne che a noi, piomba sulla nostra vita come una deflagrazione che ci catapulta nella maturità definitiva.

Ci pulisce l’atteggiamento e ci muta drasticamente le prospettive.

È, ogni volta, un’esperienza irripetibile per noi terapeuti, aiutare a far fiorire tutte queste trasformazioni di sé, le quali hanno nitidi tratti comuni.

Un esempio lampante dei benefici che derivano dal riconoscere il proprio reale problema e accettarlo incondizionatamente, viene dalla vita di Samuel Beckett, che riportiamo anche in un altro punto, a proposito del quarto problema paradossale, sul cambio di prospettiva.

Scrive Mason Currey nel suo libro affascinante sulle abitudini dei personaggi famosi, che Beckett ebbe un’illuminazione sul suo lavoro e la sua missione nel mondo. L’episodio diede una vera e propria svolta alla sua vita.

Nel 1946 (a quarant’anni) Beckett attraversò un periodo di grande creatività che, anni più tardi, chiamò “l’assedio nella stanza”. Negli anni che seguirono produsse le opere migliori, i romanzi Molloy e Malone Muore, e l’opera teatrale che lo rese famoso, Aspettando Godot.
L’assedio cominciò con un’epifania. Durante una passeggiata notturna nella zona portuale di Dublino, Beckett si ritrovò in cima ad un pontile nel mezzo di una tempesta invernale. Tra gli ululati del vento e l’agitazione dei flutti, all’improvviso capì che “l’oscurità che tanto si era dannato per reprimere” nella vita quanto nella scrittura (…), era in realtà la sua fonte di ispirazione. “Sarò sempre depresso -concluse Beckett- ma mi consola il fatto di aver compreso che ora posso accogliere il mio lato oscuro come tratto predominante della mia personalità. Se accetto questo, le cose funzioneranno”.
Mason Currey, Rituali Quotidiani.

Ecco come funziona tutta la faccenda. E’ come se avessimo un appuntamento con la nostra vera vita, e non sapessimo né dove né quando.

Sappiamo solo che occorre decifrare i segnali per scoprire il momento in cui la incontreremo in forma di verità essenziale da accettare su di noi.

E da lì, solo da quella autenticità in poi, qualsiasi essa sia, indirizzarla sul serio e profondamente. E lasciare che lei faccia altrettanto con noi.

Ecco cosa svela e rappresenta per ciascuno di noi il Primo Problema Paradossale, quello dell’Apparenzase i problemi non sono mai quelli che sembrano, ad un certo punto occorre smettere di raccontarsela e iniziare a digerire le cose come stanno.

Chiediamoci però:

vogliamo girare in giro ancora decenni per arrivare
forse e casualmente
a questo appuntamento
o lavorarci su e scoprire sé stessi in pochi mesi?

I problemi non si acquieteranno mai se continuiamo a risolverli credendo di evaderli per sempre, a renderli così fantasmi incasinati ancora di più.
I problemi sono semplici, profondi, e sono sempre gli stessi, come vediamo nel secondo punto della Trasformazione del Carattere, relativo alla Costanza: il problema, sempre quello sarà.

I due elenchi che seguono sono tratti da una terapia di coppia di pochi giorni fa. Entrambi i partner sono rimasti di sasso, come sempre accade, dallo scoprire che la lista “delle cose che non sopporto di te” serve a ciascuno dei due per risolvere sempre lo stesso problema, caratteriale, che ha fin da bambino.

Per il marito è “non posso vivere la vita che vorrei perché gli altri sono sempre stati solo un pericolo e un problema”.

Per la moglie “io non ho mai sentito di avere valore”.

LUI
Nella mia ferita di non poter vivere la vita che vorrei, gli altri sono solo un pericolo, ostacolo o grande rottura. Allora cerco di farmi i fatti miei sempre e comunque.

Grazie allora di portarmi:
Rotture infinite sulla pulizia di casa.
Accuse 20ennali di non considerarti come meriteresti.
Lamentele sulle nostre scarse abitudini sessuali.
Rimproveri costanti sul fatto che non contribuisco mai.
Tutto ciò mi permette di dare la colpa a te. Così tiro fuori il peggio da te, ti mando a quel paese e mi faccio beatamente i fatti miei. Senza alcun senso di colpa.
Ti chiedo sinceramente aiuto a sopportarti quando fai così e a non scattare a rifugiarmi in me stesso.

 

LEI
Nella mia ferita in cui io sento da sempre di non valere niente, cerco sempre riconoscimenti che non trovo mai e rivendicazioni e lamentele e sforzi sovrumani per valere di più, con la speranza che finalmente qualcuno riconosca il mio valore.
Grazie allora di portarmi:
Insofferenza, occasioni infinite di non considerazione, svalutazioni, assenza di contributi in casa con i bambini, grazie di ignorarmi come donna se non per rapporti sbrigativi e freddi e di ricordarmi ogni giorno che sono una buona a nulla.
Tutto questo mi serve per essere come mi faceva sentire ogni giorno mia madre a casa per i primi 30 anni della mia vita. Ti tiro così fuori il peggio e mi confermo nel mio sentirmi all’infinito senza alcun senso e valore.
Ti ho scelto inconsciamente anche per questo.
Aiutami a sopportarti quando lo fai e a non reagire più.

Ecco perché ci agita la vita. Dal molo di Dublino in tempesta al più banale bilocale in affitto nelle case popolari della Gescal. Ecco perché ci affanniamo a cercare sempre risposte.

Io vivevo ormai da separata in casa convinta ci fosse una spiegazione a tutto. Ora esco dalla terapia insieme a mio marito con la sensazione di averla trovata. E’ come se mi riprendessi la vita, con tutte le risposte al posto giusto. E mi manca il terreno sotto i piedi per l’emozione.

Esistevano allora delle prove e dei segreti che potevano spiegare perché sentivo sempre questo affanno!

Sì. Esistono delle leggi della natura che semplicemente ci dicono contro quale muro stiamo andando a sbattere.

Attento. Frena. Ciao.

 

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