Solo Chi Fa Scelte Importanti

Ok, ecco qui. La tua scelta è semplice, lei o me. Io sono sicura che lei è una gran donna, ma vedi io ti amo, in un modo veramente incredibile, cerco di amare i tuoi gusti musicali, ti lascio l’ultimo pezzo di torta, potrei saltare dalla montagna più alta se me lo chiedessi e ciò che mi porta ad odiarti mi spinge ad amarti per cui prendi me, scegli me, ama me

Dalla serie tv Grey’s Anatomy

 

 

 

Solo chi fa scelte importanti si sente di vivere intensamente e di progredire.

E in fin dei conti di star bene davvero.

 

E solo se fai scelte importanti, sei sicuro di star bene nel corpo e nello spirito, come affermi di stare.

Quindi è una sorta di gioco, una matrice a due entrate:
– ciò che mi emoziona di costante e ripetuto;
e ciò che è importante, vitale, fondante della mia vita.

e immaginate un invito che pulsa sullo schermo del pc: inserisci i due valori…

E quanto più è:

  • intensa l’emozione; e…
  • importante “la cosa”, l’azione, la scelta…

…tanto più sarà trasformativo il benessere che ne deriva.

Solo il combaciare tra queste due metà del nostro cosmo, come due parti della stessa mela, mi faranno star bene.

Questo afferma Alexander Lowen quando parla del principio generale di carica e scarica di tutte le cellule del corpo, come di tutto il resto che ci circonda:

La inibizione dell’espressione emozionale porta a una perdita di sensibilità e la perdita di sensibilità è perdita di vitalità. I sentimenti sono la vita del corpo così come i pensieri sono la vita della mente.

I bambini reprimono gran parte delle loro emozioni per adattarsi alle condizioni dell’ambiente familiare. Cominciano col trattenere le espressioni di paura, di rabbia, di tristezza e di gioia, perché pensano che i loro genitori non siano in grado di confrontarsi con questi sentimenti. Di conseguenza diventano o sottomessi o ribelli; né l’uno né l’altro di questi due atteggiamenti rappresenta una espressione genuina di sentimento. La ribellione è spesso la copertura del bisogno, mentre la sottomissione è spesso la negazione della rabbia e della paura.

I sentimenti sorgono come impulsi o movimenti spontanei dal centro vitale dell’individuo. Per reprimere un sentimento bisogna smorzare e limitare la vitalità e la motilità del corpo. Così, lo sforzo per reprimere un sentimento diminuisce necessariamente tutto il sentire. Eppure, finché vi è vita in un corpo, vi è un potenziale di sensibilità. Lavorando sull’espressione del sentire nella terapia, e in corsi di esercizi, o a casa, si aiuta l’individuo a entrare in contatto con alcuni dei sentimenti repressi nella propria personalità.

Alexander e Leslie Lowen, Espansione e Integrazione in Bioenergetica, pag. 105.

 

E sì. Questo la vita ci chiede.

L’argomento interessante è proprio che lo affrontiamo tutti questo passaggio. Rigorosamente da soli. E senza aiuto. Improvvisando. Sbagliando e pagando carissimo il metodo “tentativo ed errore“.

E non c’è più guida sociale o preparazione o tradizione tramandata. Pazzesco. Si è instaurato il vuoto e l’improvvisazione personale e della Società. In America sopravvive l’anno sabbatico e il giro del mondo al termine del liceo. Ma da noi tutto si è risolto nel banalissimo e oggi mortificante “trovati il lavoro sicuro”, che tra l’altro non esiste nemmeno più. Ma altre guide e insegnamenti sociali, non esistono più. Sono saltati tutti.

E allora i giovani o meno giovani ormai, vengono in studio di terapia a chiedere: ma come funziona? Che devo fare? Ah, davvero? Posso fare così e poi posso partire, scegliere e dire di no? E devo per forza come mi dicono tutti, rinunciare a me stesso?

Domande sconcertanti.

Posso, certo che posso e devo per forza star bene nella sintesi dei miei atteggiamenti: come mi apro, sorrido, fremo, e m’interesso alle cose e agli altri.

Cosa c’è di più importante? Qual è la mia cifra, in sostanza? Lo stile, la coerenza interna dei miei sentimenti? Questo occorre che mi chieda.

Cosa mi sta bene addosso? Senza forzature.

 

E, contemporaneamente, sono le scelte importanti che ne conseguono, il pane del benessere.

Ma se io non so nemmeno chiedermi che cosa mi piace e difenderlo, affrontando scelte fondamentali, dove posso mai arrivare?

Cosa vuol dire importanti e come si riconoscono?

Vuol dire che indirizzino la nostra intera vita, che ci facciano sentire che progrediamo, che assumano la responsabilità di esistere sul serio, lasciare un segno, consacrarsi ad una causa. O di qua o di là. O dentro o fuori.

Che non scantonino, non evitino, non partano dal presupposto “io non sono in grado”.

 

Da quand’è che non ti poni una scelta da “dentro o fuori”?.

Sto dentro questo modo di vivere o quest’altro?

Questo modo di lavorare o quello che considero altro da me?

 

Me lo posso almeno dire, me lo sono detto?

Insomma: l’oggetto di questa nota è che occorre ad un certo punto, in ogni vita matura, altrimenti resta un non-sense inevaso, dirselo chiaro-chiaro. Smettiamola di fare quello che fanno tutti come lo fanno tutti e come ci viene richiesto di farlo. Chi si è comportato così non ha MAI raggiunto niente nella vita. Chi si è invece concentrato su queste due priorità ha raggiunto SEMPRE qualcosa:

  • chiedersi ad ogni passo che cosa e come mi piace;
  • e quali scelte importanti queste mie attitudini comportano. E se non è il proprio stile questo…

Ho mai fatto il mio personalissimo cammino di Santiago fino magari soltanto a Bergamo Alta, San Vigilio e ritorno?

(La foto di questo articolo, è scattata da lì. Sembra una metafora: nella crisi che stiamo vivendo, tutto appare limpido, chiaro e pulito: si vede per la prima volta la skiline di Milano, a 50 km di distanza…).

 

E mi sono mai detto: vado su, mi metto di fronte al panorama e sto lì fino a quando non decido da che parte stare, secondo natura? La mia natura?

Secondo la Natura, la madre di tutte le scelte è ovviamente fare un bambino. Poiché il suo scopo a questo ci riporta.

Quindi tutta l’importanza delle scelte si misura da lì.

 

Ma se per qualche motivo non ho potuto procreare (sicuro?) cosa posso fare di simile in quanto a responsabilità?

  • Devo per esempio subire un lavoro?
  • O devo vivere una relazione solo per i figli, e quindi sono condannato a mezza relazione?
  • Oppure non posso avere relazioni significative?
  • Posso solo attraversare questo mondo senza lasciare comunque un segno?

Ritornare ad avere la sensazione di padronanza che non ho mai avuto fino in fondo, in sostanza, è possibile?

 

Non solo è possibile, ma è indispensabile proprio perché non abbiamo avuto (o non ancora) quella chance di procreare, se ci pensate.

E qui le dinamiche si re-intersecano con quelle caratteriali. Poiché le scelte di vita lì vanno a finire.

 

La Natura non contempla il vuoto. E si attacca o si attaccherebbe in modo “acharné” direbbero i francesi, se solo glielo permettessimo, alla vita, a qualsiasi manifestazione di noi stessi ci capiti a portata di mano: la più nobile possibile o la peggiore e viziata che riusciamo ad inventarci.

Dipende dalle scelte. Appunto.

 

 

La sostanza primaria delle cose, e quindi dello star bene, risiede nel come fare scelte importanti salvaguardando il processo e non le cose.

Lowen ne scrive spesso. A proposito del suo matrimonio, ricorda come lui non ha scelto sua moglie. E’ andata nel modo più naturale possibile. Lei era lì, e non poteva non sceglierla. Ecco. Quando ci poniamo in questa canalizzazione, dove tutto quadra e nessuna scelta è più forzata, allora siamo nel benessere.

E prima? Nel frattempo possiamo sentire se la strada è giusta. Sentire, non pensare. Respirare, non riflettere. Attraversare, non progettare. Canalizzare, non assegnare. Seguire, non indirizzare.

 

Io mi sintonizzo su un modo di vivere. Poi questo mi colloca naturalmente, o innaturalmente, questo è il punto, a seconda di come ho scelto la sintonia, l’armonia, tra la mezza mela “me stesso” e la mezza mela “vita che mi aspetta”.

 

E qui, sempre la ferita torna a dirci che siamo speciali. NON minorati mentali e svantaggiati sociali, come abbiamo sempre pensato. NO. Meravigliosi perché sgarrupati. Eh? Chi l’avrebbe mai creduto?


Io l’ho imparato a mie spese, con molta protervia, prima, poi con ritrovata modestia, vergogna, applicazione e tantissime strade sbagliate.

Ai bivii delle quali, però mi chiedevo: ma non c’è una guida intergalattica per anime che si stanno cercando? Dobbiamo per forza improvvisare? E sbagliare sapendo di sbagliare?

Per questo ne scriviamo e tracciamo schemi continuamente. Per fornire spunti ed evitare grugni che sbattono sull’asfalto del fallimento.

Io ero orfano di padre e dovevo per forza lavorare. Ma ero per questo anche libero da imposizioni. Era tutto sulle mie spalle. Oltre al poco e preziosissimo aiuto che la mia famiglia poteva permettersi.

E più volte, nella vita, ho scelto di virare di 180 gradi almeno. Ogni volta. Ad esempio, dopo il primo anno di economia, mi sono accorto, all’esame di Economia Aziendale, di preferire le persone. Allora la scelta di iscrivermi a Psicologia. Tanto lavoravo già. Studiavo per me. Tanto valeva studiare qualcosa di interessante.
Ma è stato facile? All’inizio sembrava per niente.
Dopo, è stata l’unica scelta possibile.

Tutte le scelte vitali all’inizio sembrano impossibili e faticosissime.

 

Da allora tutto il resto è stato conseguenza.

  • Partire per non tornare.
  • Lasciare.
  • Prendere.
  • Licenziarsi.
  • Ricominciare.
  • Ogni santa volta necessaria.

Tutto, prima sbagliando clamorosamente, poi pian piano sempre più secondo il sentire naturale.

Ma se non si mette in conto di svegliarci, costi proprio tutto quello che costi… dove diavolo potremo andare? Ad 1 metro dal posto di partenza? E a realizzare che?

Non c’entra la geografia o il chilometro zero. C’entra l’edificare se stessi al di là dello stipendio, del mutuo e della miseria dell’impiego che non ci dà nulla di nulla di ciò che volevamo.

C’entra, nel mio caso, comunque, aver già fatto a 20 anni, due volte il giro d’Europa, prima in autostop e poi col treno.

A questo ci abitua il cammino, qualsiasi cammino.

Diciamo che ci sono due modi:

– o faccio scelte importanti senza sentirmi preparato

– oppure mi ritrovo comunque a fare scelte importanti come naturale coseguenza e soddisfazione naturale.

 

E senza che nessuno mi abbia mai e poi mai preparato a questa evenienza.

Allora, sappilo ragazzo o ragazza mia che ti affacci in terapia a 20-30-40 anni:

se non ti senti all’altezza della decisione da prendere, se puoi, non prenderla, adesso.

Ma fai tutto ciò che serve per sentire che cosa preferisci davvero e che cosa non sopporti.

E se sei obbligato/a, scegli sapendo di sbagliare, ma con leggerezza, pronto a ridiscutere tutto quando lo sentirai.

Il problema è l’ossessione della scelta giusta, prima di sapere chi sono.

Se non accetto di sbagliare come farò a sapere che cosa voglio senza il pentimento, il rimorso e la perdita di qualcosa?

Solo con la teoria? Ma andiamo…!

Abituarsi a sbagliare, allora è la strada. In questo senso esistono quindi sbagli giusti e sbagli sbagliati.

E fare sbagli è lo sbaglio giusto.

Non fare niente e instradarsi e basta, è lo sbaglio sbagliato.

Lo diciamo spesso in queste note. Lavora sulle condizioni ove questa scelta troverà la sua collocazione logica e metta a posto le cose.

E tieni sempre presente, come una bussola, che ci sono ogni volta due poli che ti guidano ogni giorno:

  1. cosa mi piace e come voglio fare qualsiasi cosa, nella maniera più personale, creativa e rivoluzionaria possibile (e solo questo, esclusivamente questo, mi porterà la soddisfazione nella vita)
  2. E quali scelte discriminanti devo per forza fare in conseguenza a queste mie propensioni? E senza mai più tirarmi indietro?

 

E la seconda si può basare solo sulla prima. MAI anticiparla. Ma nemmeno essere rimossa. Deve sempre esserci una scelta importante di conseguenza.

 

Da “dentro a questa atmosfera di emme” a “fuori da questa casa”, qualsiasi essa sia, se mi viene così, andrà bene così… ?

Da “lontano da…” (Dio ce ne scampi) a “sempre comunque vicino a queste atmosfere, sensazioni, soddisfazioni”?

 

Altrimenti, la questione alla fine è una sola: come farò a trovare davvero me stesso?

 

 

Scegliete la vita; scegliete un lavoro; scegliete una carriera; scegliete la famiglia; scegliete un maxitelevisore del cazzo; scegliete lavatrici, macchine, lettori CD e apriscatole elettrici. Scegliete la buona salute, il colesterolo basso e la polizza vita; scegliete un mutuo a interessi fissi; scegliete una prima casa; scegliete gli amici; scegliete una moda casual e le valigie in tinta; scegliete un salotto di tre pezzi a rate e ricopritelo con una stoffa del cazzo; scegliete il fai da te e chiedetevi chi cacchio siete la domenica mattina; scegliete di sedervi sul divano a spappolarvi il cervello e lo spirito con i quiz mentre vi ingozzate di schifezze da mangiare. Alla fine scegliete di marcire, di tirare le cuoia in uno squallido ospizio ridotti a motivo di imbarazzo per gli stronzetti viziati ed egoisti che avete figliato per rimpiazzarvi; scegliete un futuro; scegliete la vita. Ma perché dovrei fare una cosa così? Io ho scelto di non scegliere la vita: ho scelto qualcos’altro. Le ragioni? Non ci sono ragioni. Chi ha bisogno di ragioni quando ha l’eroina?

Dal film Trainspotting

 

In genere ci viene detto che nella vita abbiamo una scelta tra due sole strade: lottare con tutte le nostre forze per arrivare in cima e per avere successo, o riunirci all’esercito dei ‘nessuno’. Invece esiste una terza via, amico, la sola che sia vera: puoi farti da parte e cominciare ad essere la persona che vuoi essere. Non sei obbligato a fare il loro gioco.

Sergio Bambarén

 

Tutto può essere tolto ad un uomo ad eccezione di una cosa: l’ultima delle libertà umane – poter scegliere il proprio atteggiamento in ogni determinata situazione, anche se solo per pochi secondi.

Viktor Frankl

 

I desideri dettano le nostre priorità, priorità plasmano le nostre scelte, e le scelte determinano le nostre azioni.

Dallin H. Oaks

 

Arriva il momento in cui bisogna scegliere tra ciò che è facile e ciò che è giusto.

Dal film Harry Potter

 

Possiamo scegliere quello che vogliamo seminare, ma siamo obbligati a mietere quello che abbiamo piantato.

Proverbio cinese

 

 

Torna a Emozione Corporea e Pratica Bioenergetica: Riepilogo

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.