Racconto spesso come la mia analisi personale mi abbia riportato come in Viaggio nella mia Ferita e come poi io abbia imparato a rifare questa visita a me stesso, Bambino Ferito, periodicamente.
Mi immagino nel corridoio di casa, dove si scatenavano tutte le liti, bloccato, nella scena per me primaria, dove urla, litigi, mani e piedi si prendevano, agitavano, urtavano, incrociavano, picchiavano. 1 metro più in alto di me.
Sono solo stasera senza di te
Mi hai lasciato da solo davanti a scuola
Mi vien da piangere
Arriva subito
Mi riconosci ho le scarpe piene di passi
La faccia piena di schiaffi
Il cuore pieno di battiti
E gli occhi pieni di te.
Non è nulla contro di te, mi dico.
Respira. Si picchiano tra loro. Lo so che nessuno si è occupato di te. Lo siento mucho. Ma nulla e’ contro di te. Respira. Vedi? Ogni volta che oggi ci si blocca il respiro, ogni volta, è solo per questo ricordo. Chi sono io? Sono te. La tua parte adulta. Quella che comunque ce l’ha fatta proprio perché lasciata da sola. Quella che ha avuto quella paura. Non questa paura di oggi, che non esiste. Questa è solo un ricordo, non è una ricaduta. Respira e fatti prendere per mano. Vuoi? Grazie. Ma no che non ti lascio davanti a scuola. Io non ti posso tradire, non vedere e abbandonare. Perché sono te. Semplice. E allora vieni, andiamo, camminiamo per questo corridoio mentre loro si picchiano, discutono, sprecano la loro vita in ogni modo possibile. Riattraversiamolo ancora. Vedi? Nessuno ci vede, nessuno ci nota. L’importante allora è che noi non ci blocchiamo. Altrimenti, cosa vogliamo fare? Rovinarci ogni istante proprio come loro? Maddai…
E non vogliamo più qualcosa d’impossibile: che si fermino, capiscano e ti vedano. Non è possibile. Non lo hanno fatto. Non lo faranno mai. Ma lo puoi accettare. E’ successo. Ma tanto tempo fa. Questa che tu chiami paura è solo sensibilità. Apertura. Tu sei stato esposto a questa paura. Non sei pauroso. Sei sensibile. Chiunque avrebbe avuto paura. Ora però la paura non c’è più. Resta l’apertura agli altri e la sensibilità. E l’interesse. Cosa ti interessa? Lo so: fare in modo che nessuno più sprechi la propria vita come hanno fatto loro. E non è un dono questo? E non ti viene da lì? Ecco. La tua ferita è il tuo dono. Come per tutti. Se ti blocchi come loro è finita in partenza.
Come stai? Meglio, vero? E’ così. Va sempre così. Adesso abbiamo di nuovo entrambi più voglia di buttarci nella vita, non è la verità?
Sbocciano i fiori sbocciano
E danno tutto quel che hanno in libertà
Donano non si interessano
Di ricompense e tutto quello che verrà
Mormora la gente mormora
Falla tacere praticando l’allegria
Giocano a dadi gli uomini
Resta sul tavolo un avanzo di magia.
E la stessa visita conduco a fare ai miei clienti in studio:
“vieni, andiamo a trovare il tuo bambino alle prese con la tua ferita”.
E in questo modo, vediamo insieme come quel trauma si sia trasformato in un miracolo, il miracolo che siamo, proprio per quel che ci è successo.
E le persone, viaggio dopo viaggio, imparano a sentire e riconoscere il blocco, riportarlo al ricordo effettivo di quel che è accaduto davvero e a non attualizzarlo più. Ripartendo sbloccati.
E ogni volta è una magia.
Passano alcune musiche
Ma quando passano la terra tremerà
Sembrano esplosioni inutili
Ma in certi cuori qualche cosa resterà
Non si sa come si creano
Costellazioni di galassie e di energia
Giocano a dadi gli uomini
Resta sul tavolo un avanzo di magia
Eccola, allora, la Ferita. E come la si va a conoscere. Come una parente sconosciuta e fastidiosa all’inizio. E come si impara invece a non rimuoverla, dimenticarla e in realtà invece onorarla per quella polvere preziosissima e vitale che ci ha donato.
E tutto solo respirandoci dentro.
Bello. Grazie.
Per la scintilla che ogni volta si sprigiona.
Volano le libellule
Sopra gli stagni e le pozzanghere in città
Sembra che se ne freghino
Della ricchezza che ora viene e dopo va
Prendimi non mi concedere
Nessuna replica alle tue fatalità
Eccomi son tutto un fremito eehi