Quand’è stata l’ultima volta che vi siete svagati completamente?
E quand’è che siete tornati a casa con la sensazione di aver staccato così tanto che vi sembra di tornare da un viaggio?
Durante gli incontri su come ricominciare a staccare sul serio, i partecipanti sperimentano diversi punti di vista, attraverso cui sono talmente coinvolti da ciò che fanno che non pensano assolutamente ad altro.
La chiave è appunto coinvolgersi, in modo prima appreso sul campo attraverso seminari di questo genere e poi creato da sé, dopo aver imparato la lezione:
Ce non indirizziamo noi la realtà, non succedere un bel niente.
Vogliamo sentire cosa accade quando si stacca davvero dalle preoccupazioni e si riesce a godere naturalmente del tempo a disposizione?
Proviamo allora a chiederci: che cosa vediamo prima di tutto di una persona?
Esatto: difetti, esagerazioni, qualcosa che ci colpisce. Non è così?
E la verità su quella persona a volte è impietosa. Non sa e non considera che quel particolare dell’abbigliamento, della postura, caratterizza tutto di sé agli occhi degli altri.
Quando facciamo notare ai partecipanti queste dinamiche, l’effetto è molto comico:
“ma allora! Uno fa tanto per curarsi, migliorarsi e fare attenzione! E poi ci etichettano come se niente fosse!”.
E un minuto dopo le persone sono come folgorate: è proprio così, noi siamo comici, ridicoli in modo pazzesco, e si può ridere e sdrammatizzare ogni cosa.
E da quel momento, sono disposti a giocare, ad affrontare ogni situazione con molta più leggerezza, coinvolti e disposti a “staccare completamente”.
Vi è chiaro il perché?
L’esagerazione rende la prospettiva comica.
E quindi, se tutto poi alla fine fa risaltare la verità su come siamo fatti,
tanto vale riderci su senza farne sempre un dramma!
Pertanto, già l’esercizio di trovare situazioni strane in cui rivedere se stessi e poi esagerare, fa ridere e svagarsi completamente.
Perché è importante? Provate a chiederlo ai partecipanti. Un’affermazione comune è:
“ma sai da quanto tempo non ridevo così!?”.
L’importante è la tendenza a ridere dei propri guai: prendere la strada del “riderci su”:
l’Universo premia la direzione.
Quindi non esiste il concetto di “un po’ ridicolo”.
O siamo ridicoli o non lo siamo.
- Vediamo un esempio da un esercizio del workshop: un partecipante rappresenta uno spasimante che non vuole capire di essere stato respinto e -in un contesto di festa- segue davanti a tutti pedissequamente la sua ex fidanzata. Poi lui esce dal gruppo. E si vede rappresentato da altri, a turno. Già la sua performance fa ridere, ma vedersi poi interpretato dagli altri, è un’esperienza che dissacra qualsiasi situazione seria al mondo.
- Un altro esempio: rappresentare un falegname che affermi: “un manufatto non è finito se non è perfetto… “sai non riesco a dormire se la credenza non è stata rifinita!? E vado avanti a rifinire per 14 giorni e 14 notti…!”. Una persona in questa esagerazione è riuscita a riconoscersi e a rigenerarsi completamente:
Esasperare i Propri Difetti
Si possono inventare insieme molte altre esagerazioni:
- una ragazza si sente sempre inadeguata: “Sono talmente insignificante che mi scarnifico i brufoli fino a farmi dei segni in faccia… e mi vesto da maschio…” (fa ridere ancora di più se riflettete sul fatto che sono tutti casi veri, ovviamente…).
- un’altra: “Io sono stata talmente non considerata, che te lo ricordo ogni giorno -a te genitore- … guarda che tu da piccola mi hai schiavizzato…! Quella volta la ricordo ancora…! Se tu da bambina non mi avessi preferito mio fratello, non sarebbe successo!”.
I partecipanti che interpretano i genitori, quando lei esce, iniziano a sbattere la testa contro il muro. Lei vedendosi in questa infinita litanìa, è come folgorata. E realizza finalmente sino a che punto è pesante.
Un altro altro esercizio è:
- A) individuare i difetti caratteriali
- B) Esagerarli
Esasperare i difetti permette una prospettiva comica immediata.
- Quale difetto ha questa persona, che può renderla ridicola a se stessa? Cosa succede se lo esageriamo? Es. amici invitano una ragazza ad uscire, lei risponde: “Io non posso, sono stato umiliata dai miei questa sera… io preferisco lamentarmi… e non provarci… no, no, no! Non posso proprio uscire…!”
E’ chiaro a questo punto cosa voglia dire svagarsi completamente?
Vuol dire vedere la realtà secondo prospettive diverse.
Perché il problema di molti è riuscire a vedere la propria vita in maniera lucida
e quindi darsi le giuste priorità…
….e arrivare ad un punto in cui si smette il circolo vizioso delle preoccupazioni e degli impegni…
Questo è ciò di cui stiamo parlando.
Prima occorre imparare la lezione:
stacca, vedi la realtà per quello che è:
nulla sarà mai così importante da rovinarti la vita e la salute,
come hai fatto per troppi anni.
Allora dedicati a te, e rilassati in qualcosa che ti distragga, finalmente.
Ora: si può ridere proprio di tutto?
E se mi sento nel dramma assoluto?
Se è successa una cosa potente, fortissima?
Uno psicanalista tedesco ha scritto un libro sulla terapia attraverso il ridere.
Racconta il caso di una sua paziente che in un gruppo di terapia, rende partecipi gli altri del suo tentativo di suicidio:
si era appesa all’impalcatura che reggeva le tende e nel momento in cui si è lasciata andare per farla finita, è crollato giù tutto: “a momenti mi ammazzava…!” è stato il suo commento spontaneo,
che ha trascinato lei stessa e tutto il gruppo in una sonora risata,
dal potere catartico, trasformativo, terapeutico.
Curare Ridendo, Bernhard Trenkle, ed. Alpes
Da allora il suo tentativo di suicidio è stato archiviato definitivamente da un senso di realtà preziosissimo, di cui abbiamo un bisogno vitale, appunto.