Che cos’è positivo, la pesantezza o la leggerezza? Parmenide rispose: il leggero è il positivo, il pesante è negativo. Aveva ragione oppure no? Questo è il problema. Una sola cosa era certa: l’opposizione pesante-leggero è la più misteriosa e la più ambigua tra tutte le opposizioni.
(…)
Per sette anni aveva vissuto legato a lei e ogni suo passo era stato eseguito dai suoi occhi. Era come se lei gli avesse legato alla caviglia una palla di ferro. Ora il suo passo era tutt’a un tratto più leggero. Quasi si librava nell’aria. Era entrato nello spazio magico di Parmenide: assaporava la dolce leggerezza dell’essere.
Milan Kundera
I 2 segreti della Connessione
Tutto Arriva di Sponda.
Una volta assodato questo, la vita cambia semplicemente punto di attenzione:
Ci vuole un appoggio corporeo o simbolico, un limite, un confine,
una difficoltà da affrontare ogni momento di ogni giorno
che passiamo su questa terra e che ci stimoli.
Altrimenti, il nulla.
Mentre noi passiamo decenni a cercare evasioni, isolamenti, illusioni, fughe iperboliche o letterali. Credendo ciecamente che star bene voglia dire non avere problemi e comunque non averne di così importanti.
Ma stiamo scherzando?
Le persone così NON FANNO QUASI NULLA PER SE’, e comunque mai nella direzione di affrontare realmente i problemi.
Fanno di tutto invece per evitarli, i problemi.
E ciò è di un’evidenza assoluta.
E perché si limitano ad elucubrare, progettare, rimuginare, assaggiare, cambiamenti?
E perché intraprendono così poco, pochissimo, quasi nulla che non sia nei canoni stabiliti della loro educazione? Del carattere, delle abitudini sempre, sempre, sempre uguali?
Lo fanno perché nessuno glielo dice o fa notare.
Perché non ci sono stimoli, non c’è una cultura adeguata di come si possa star bene, meglio e facilmente. Non ci sono informazioni.
Anzi, c’è una cultura al contrario, dell’assimilazione.
Invece, la verità è che più stimoli, difficoltà, ferite, riceviamo, più siamo messi alla prova, la specie è selezionata, e la natura ha fatto il suo corso.
Ma noi continuiamo a vivere come negli ’50.
Secondo modelli di riferimento uguali nei secoli, che però non esistono più ormai quasi da 1 secolo.
Un’enormità di persone fa terapia come negli anni ‘50. O non la fa del tutto. Mentre la vita corre in avanti e noi qui a galleggiare in modo sempre ripetuto.
Mi torna in mente non a caso la canzone-spettacolo di Laurie Anderson:
The one-armed man walks into a flower shop
And says: What flower expresses
Days go by
And they just keep going by endlessly
Pulling you Into the future
Days go by
Endlessly
Endlessly pulling you
Into the future?
And the florist says: White Lily.
Allora, vogliamo vedere invece come vivere da subito, oggi pomeriggio, secondo i chiodi che la parete da arrampicare ci fornisce e le leve che la realtà ci dona ogni giorno? E basta?
Abbiamo già ricordato la metafora dell’arrampicata e il pregio assoluto che fa innamorare milioni di persone, rapite dal gesto del climbing e della meditazione guidata, corporea ed emotiva, eccezionale, che è appunto il salire di appoggio in appoggio.
La sensazione di potersi per forza concentrare solo su quell’appiglio -e che non può esistere null’altro al di fuori ciò a cui ci appoggiamo in questo preciso istante con trasporto e fiducia e tutto noi stessi:
Questo è ciò che la realtà e la vita ci mostra e mette a disposizione.
E noi non lo vogliamo vedere.
E nell’arrampicata sportiva invece è l’unica cosa che conta. Per questo è una metafora del benessere emblematica e perfetta.
Possiamo vivere soltanto -il più possibile- nella vivacità, allegria, leggerezza assoluta, corporea, emotiva.
E su questa sponda che il gesto ci mette alla nostra portata, compiere soltanto quel movimento che il sistema di leve corporeo e naturale può compiere.
Tutto è allora conseguente.
Come una danza.
La danza della vita.
La più intensa possibile.
E tanto più questa danza la METTIAMO ALLA PROVA CON LE DIFFICOLTA’ del cammino, altrettanto di più ci tornerà in misura di profondità e benessere.
E’ questo il segreto della Sintonizzazione.
E’ un principio di Natura talmente prioritario e vitale che su qualcosa noi dobbiamo comunque far leva.
E se non ci appoggiamo al piacere di esprimerci, al sostegno degli altri e al corpo e alle emozioni leggere…
…è purtroppo a sistemi di pensieri che ci riferiamo, ad intere strutture di elucubrazioni, conflitti, contrapposizioni, ossessioni, paure infondate, ego, orgoglio e prese di posizione, difese estreme, fino alla malattia, a volte letteralmente.
Non chiedo allora più nulla di mentale o di effimero o di liberatorio e di ideale.
Ma mi guardo intorno e ri-comincio da qui.
Se ad esempio so che la mia casa è piccola e scomoda e non mi piace, non cerco più una casa in modo asettico, ragionato e ragionevole, bensì cambio completamente vita e punto di vista nella mia stessa casa di ieri.
E inizio ad interessarmi ad altro, alla sintonizzazione con le cose che ho. Con le attività che mi piace sul serio fare.
Rimuovo semplicemente il problema della casa, perché è solo una conseguenza della mancata connessione con me stesso in profondità, che fa sì che io viva questa ed altre sensazioni di ristrettezza e disagio.
La casa così la cambierò dall’interno, la farò esplodere dentro di me, verso vite sempre più connesse a me stesso.
Javier lo ha fatto con la sua passione per la moto.
Anziché cambiare casa, ha ri-preso a frequentare il garage del suo meccanico con cui aveva litigato per motivi idioti, come facciamo tutti, ed è tornato ad imparare ad aggiustarsi da solo la moto.
Quindi, stanchissimo dal lavoro, alle 7 di sera, anziché continuare a cercare per mesi una casa da comprare che non trova mai come desidera, si va a rigenerare in officina, dove entra in un mondo di persone che palpitano intorno ai motori fino alle dieci di sera. Per poi andare a bere 1 solo sano bicchiere. E alla fine, correre a casa rigenerati a mezzanotte e in piedi alle sette, riposati e vitali.
Non c’è paragone con la vita precedente.
“Avrei speso almeno 300 mila euro di mutuo per una casa che avrebbe dovuto darmi un piacere effimero e fuorviante, per poi sentirmi punto e da capo, deluso e insoddisfatto, come ho sempre fatto negli ultimi 15 anni. E con un grosso debito in più da onorare”.
Concentrarmi con trasporto
su qualsiasi cosa io abbia di fronte in questo momento,
e ripartire da un hobby incontrato per un caso assoluto,…
…allora è la SPONDA NECESSARIA su cui farà leva la mia vita, che mi porterà a ragionare da oggi in poi solo in termini di connessione, intensità, piacere totale, qui, ora, oggi, ogni giorno, ogni settimana, ogni stagione.
Quindi devo fare materialmente solo 2 cose (DUE) per avere una vita piena:
I 2 SEGRETI DELLA CONNESSIONE
1. Prima di tutto tornare a RAGIONARE per semplice contatto corporeo, concreto, e quindi relazione, sponda, limite, confine, difficoltà.
E CHIEDERMI OGNI VOLTA:
- qual è l’aspetto piacevole e affrontabile di questa situazione?
- A cosa mi posso appoggiare per fare leva secondo coinvolgimento corporeo ed emotivo e ritmi naturali?
- Come posso CONSIDERARLO SEMPRE e CERCARE questo STIMOLO in ogni cosa, persona e situazione che mi circonda?
- Cosa mi sta chiedendo in fin dei conti questa situazione o questa persona che posso ricondurre ad un’azione semplice tutto sommato, pulita e lineare? E senza più i carichi emotivi e di costrizione del passato?
(Vedrete fino a che livello, rispondere a parte e per iscritto a queste domande e ritornarci settimana dopo settimana, vi darà un giovamento semplice, esatto e rifondante).
Quindi basta per sempre e in assoluto con il concetto di problema insormontabile, rassegnazione e mancanza. Da cui evadere andando in piscina “a fare le vasche”.
Sono solo stimoli A CUI MI APRO IN MODO NUOVO. Tutto è stimolo. Se mi arriva oggi ci sarà un motivo. Quale che sia, mi mette alla prova, lo accetto allora da oggi e per sempre, mi ci diverto una volta per tutte e sempre di più. E mi coinvolgo.
2. E poi ANDARMI A CERCARE, con un nuovo spirito, questi ed altri stimoli, appoggi, interessi, attività, che siano sempre più coinvolgenti per me.
FACENDO AZIONI CONCRETE e SOLO QUELLE, da OGGI in poi. Punto per punto. Creando una Nuova Prassi della mia vita.
Decidendolo per prima cosa e poi allenandomi a farlo. Come le vasche, appunto.
Altrimenti, se ho solo capito, come al solito, NON SUCCEDERA’ davvero mai niente di nuovo.
E se proprio il momento non è piacevole, ci sarà senz’altro da imparare. Per cui resto aperto e presente e curioso e disponibile.
Questa è l’unica differenza che possiamo fare. E che la natura sente. La disponibilità.
C’è chi ha preso a frequentare corsi di Parkour, chi Match di improvvisazione teatrale, chi tre anni di sere settimanali di corso di Shatsu e medicina tradizionale cinese, chi scuole di counseling e chi danze irlandesi, chi l’orto in permacultura, chi lo Yoga della risata.
Io personalmente ho frequentato, non appena iniziata la mia analisi personale, a 31 anni, per tre anni, un corso di teatro che mi ha fatto esplodere il primo contatto con l’energia del corpo e le emozioni, prima ancora di scoprire la bioenergetica.
I miei migliori amici, quelli di una vita, che ancora mi accompagnano, sono arrivati nell’ordine: da uno studio universitario matto e disperatissimo mentre lavoravo, da un corso di cinema, da uno di sceneggiatura, da un altro appunto di teatro e da un gruppo di terapia bioenergetica durante la mia specializzazione.
Prova ad esempio ad aprirti al co-working, al co-housing. Sono esperienze che ti cambiano la settimana, letteralmente. Oggi è possibilissimo.
Ma è sufficiente soltanto fare vacanze comunitarie. Ci sono almeno 3 associazioni in Italia che propongono campeggi immersi nella natura dove noi siamo andati per 15 anni a rigenerarci e fare pratica bioenergetica.
E sono state le pietre miliari dell’esperienza che continuiamo a proporre da 6 anni in Bio in Paradiso, in Inverno in veri e propri Paradisi Tropicali e d’Estate nel luogo magico di Semi di Crescita a Finale Ligure.
Le presentiamo il 18 Aprile 2019 a Milano nel nostro Studio Self. Provate a partecipare e il risultato è garantito.
Insomma, il mondo virtuale e digitale vi sta chiudendo e separando da voi e dal concreto e reale? La routine vi ha schiacciato così tanto che non sapete più che fare?
Mi conoscete o mi leggete e vi fidate un minimo di me?
Allora iscrivetevi ad una classe di bioenergetica e venite a fare una Vacanza in Bio in Paradiso.
Che cosa rischiate? Di stare davvero meglio?
Tutte le esperienze di cui sopra sono il frutto di riconsiderare il contatto-stimolo-sponda-piacere-coinvolgimento…
Rappresentano la prova di come la ristrutturazione del nostro piccolissimo spazio interno, il cambiamento di un solo principio, ri-connettersi e ragionare di sponda, sintonizzarsi di nuovo sulla ricchezza quotidiana che ci dà il contatto con qualsiasi cosa, provoca rivoluzioni vere e proprie, naturali ed esplosive insieme.
Il problema pertanto è solo il limitatore, silenziatore, l’illusione all’omologazione che abbiamo creato e sviluppato dentro di noi.
Ma scusate, chiediamoci: cosa diavolo facevano gli esseri umani fino a qualche decennio fa? Vivevano solo per affrontare intensamente le difficoltà, la povertà, le ristrettezze, con naturalità e vitalità incredibili.
E lo facevano circondati da figli, propri e di altri. Per CREARE VITA intorno a sé. E null’altro. E se non è intensità questa…!
Ricorda il mio maestro Luciano Marchino, che fino a duemila anni fa noi vivevano in clan di 50 persone, dove i bambini venivano curati e allevati insieme e da tutti, secondo lo spirito comunitario.
Ma perdonatemi: e noi stessi? Solo alcune generazioni fa? Non siamo cresciuti nei cortili e per le strade? Con uno spirito acceso e leggero che oggi abbiamo solo perso e possiamo riprenderci!
Per noi bambini di una volta, uscire e vedere gli amici era come far esplodere tutta una serie di avventure infinite.
Ricordo come fosse ieri una volta, avrò avuto 7 anni, in cui scoprii una corda a casa e l’avventura di un pomeriggio per salire il colle alto 200 metri che sovrastava il nostro quartiere, legati con questa corda, come fossimo in cordata su una parete. La gioia, la felicità, l’avventura e la pienezza, una volta giunti in cima, riuscirei mai a trasmettervela per iscritto?
Ecco.
E quando, all’età di 9 anni, sono andato in bici (Tiger, piccolissima, pesantissima e scomoda, “da cross”, col sedile lunghissimo), completamente da solo, dalla mia città all’altro capoluogo (rivale, ovviamente), distante 18 Km, di cui buona parte in salita?
E le botte che ho preso al ritorno, alle 9 di sera, quando tutto il quartiere mi stava cercando?
Questo era essere bambino. E dove è finito?
Volete dirmi che non riusciamo a ri-trovare nemmeno una briciola di questi entusiasmi?
Nella famiglia di mia madre erano 9 figli. E lo stesso prima e prima ancora.
Potete immaginare centinaia d’anni in cui le generazioni vivevano in pochi spazi con 8 fratelli? e i Nonni e gli zii e i cugini? (I famosi cugini e cugine!).
Cerca allora vicino a te, appoggiati a qualsiasi cosa ti faccia da sponda (tranne al cugino, ovviamente!) confine, limite. E superalo.
Accade solo ciò che reggi, mai ciò che desideri.
Bàsati proprio su su quell’ostacolo, che fino ad oggi consideravi insormontabile.
Nulla lo è mai.
E’ solo come lo vedi dentro di te.
Trasformalo soltanto in stimolo creativo.
Se vai a lavorare e non ti piace per niente, rimettiti in modo inedito -pur di cambiare qualcosa!- ad affrontare altri problemi in un altro ambiente, per te rigenerante.
E poi sposta questo entusiasmo al tuo lavoro, e trova consigli sui libri, o come adesso su internet.
O meglio, fatti aiutare da chiunque su come considerare qualsiasi cosa affrontabile, almeno più piacevole.
E resterai stupito di quanto ciascuno di noi ha le proprie strategie per “farsi andar bene le cose” in modo:
a) assurdo, pessimo e nevrotico
b) oppure piacevole, rigenernate e naturale.
E scegli sempre questa seconda strada.
Tanto la Natura ti impone di fartele andar bene per forza.
Non è che puoi NON respirare, elucubrare, sopportare, rimuginare, sacrificare, sempre. Solo tu credi sia la sola strada possibile.
Tutto qui.
Ed è una decisione e una struttura da trovare a livello personale, privato, indispensabile.
Che fa la differenza tra star bene e star male.
La pratica bioenergetica settimanale è quella che mi ha sempre dato personalmente molto di più di tutto il resto.
L’esercizio bioenergetico stupefacente e rivelatorio in questo senso è quello in cui in coppia, un partecipante mette le mani sul coccige dell’altro che, nel piegamento in avanti, sperimenta così un livello di vibrazioni e vitalità incredibilmente più alto, grazie solo a questa sponda e appoggio.
Di tali benefici abbiamo scritto in queste note in ogni aspetto e dettaglio.
Ma ovviamente scegliete la vostra prassi. Corporea. Naturale. Sempre.
Senza, non ci può essere natura, ma solo stress e malessere.
Tra pochissimo saranno passati 100 anni dagli anni ‘40 e poi ‘50. La guerra è finita davvero da tantissimo tempo. E tu a 20-30-40-50 anni, sei ancora qui a vivere dei concetti di sofferenza e lavoro, casa, tragitto, sacrificio, ingiustizie, insoddisfazioni, l’ha detto il telegiornale, cara signora, uh che rassegnazione, ma non montiamoci la testa. Uhm. Uff.
Proclama allora gli stati generali in famiglia e nella coppia e al lavoro.
E dì basta.
E se non puoi cambiare vita di giorno, puoi farlo di notte e nei weekend.
TUTTI coloro che colorano la propria vita lo fanno così. Come altro credi che si possa fare altrimenti?
In Scateniamo L’Inverno abbiamo riportato proprio un’esperienza simile, in cui saltano -e vivaddio!- tutti i meccanismi del buonsenso.
Leggetelo, vedrete l’emozione che provoca.
Preferite continuare a sceglie il buonsenso? Conoscete la classica affermazione di Cetto La Qualunque? Sapete dove potete ficcarvelo il buonsenso?
Smettila in assoluto di lamentarti e deprimerti e abbatterti e sublimare acquisti e raggiungere status che promettono chissà che cosa e non mantengono mai.
Dedicati e APPOGGIATI a qualsiasi appiglio e ragiona per contatto e apertura all’esperienza. Alla corsa, al parapendio, al cucito, alla cucina, ai cani, ai vini, alla boxe, a qualsiasi proposta ti facciano. Di getto.
Anche se NON sai se ti piacerà.
Soprattuto se non sai se ti piacerà.
Tanto, viceversa, non cambia niente. Mai.
Il segreto non è dirsi: ho provato a fare uno sport, o quello che mi è capitato e non mi è piaciuto e non è da me.
Quello è far finta.
C’è invece sempre qualcosa che può piacerci anche di poco conto, in qualsiasi esperienza. Concentriamoci su questo, ogni volta, anche poco che sia.
Il segreto è aprirsi a provare continuamente qualsiasi iniziativa ci venga in mente o ci propongano. Fino a che non si senta un clic. Che ci rigenererà ogni giorno.
E quando lo abbiamo trovato, spostarlo con tutta la forza e la convinzione possibile e infonderlo anche nel nostro lavoro, nelle relazioni, nella famiglia, in qualsiasi altra nostra manifestazione.
Tutto il mondo del volontariato ad esempio si regge su questi entusiasmi e passioni incredibili -e inimmaginabili prima di aver provato, per caso.
Scrivi un
SI’!
Bello Grande da qualche parte e ispirati ogni giorno a quello spirito e attitudine.
Spendi energie -e non denaro- sempre di più e illuditi sempre di meno.
E così, per il primo principio bioenergetico di carica e scarica dell’energia, ti ritornerà una rigenerazione equivalente e immediata, corporea ed emotiva, pervadente e assoluta, esatta e precisa e qui ed ora.
E finalmente ti sarà chiaro proprio quel che dicevano i nostri nonni negli anni ‘50: per come vivevamo noi italiani, non potevamo vincere la guerra.