Se hai un milione di dollari e non vivi nella gratitudine sei una persona davvero povera.
Se hai davvero poco, ma sei grato di ciò che hai, sei realmente ricco
Anthony Robbins
Provate a fare questa esperienza:
se io vi dico tante volte: “Ascoltami! Ascoltaami!!!! Ascoltaaaamiii!!!!!!!!”.
E lo faccio con il chiaro bisogno estremo di essere ascoltato, non perché ho qualcosa da dirvi, vi attiro o vi respingo? E ciò a prescindere dalle mie argomentazioni.
Per esempio, io ho dovuto accettare in generale che non mi posso sentire ascoltato, considerato e seguito mai… e so che non è vero, ma sarà sempre la mia illusione caratteriale.
Da giovane mi ribellavo nei fatti a questa condizione, facendomi rifiutare ancora di più, bloccando la mia evoluzione quotidiana e agendo tematicamente il mio karma di essere ascoltato solo in parte e quindi rifiutato.
Allora, per me è bastato concentrarmi su questa terza possibilità legata al piacere quotidiano, al coinvolgimento, alla passione, sapendo che cosa non possiamo mai ottenere e finalmente fregarsene ogni giorno di questa sensazione che è solo un ricordo indelebile dell’imprinting ricevuto.
Mio padre era ossessionato e distratto da altro. Come il padre del mio amico Martino.
Quindi non potevano occuparsi di noi.
Ma certo né Martino né io possiamo ignorare che ci sarà sempre una ferita di ascolto in noi, la quale, tuttavia, ci ha donato questa passione per comprendere il funzionamento degli umani che ci anima l’esistenza.
Quindi la ringraziamo e di certo non cerchiamo mai più di risolvere il problema per noi irrisolvibile dell’ascolto. Era allora e non oggi, un problema, e oggi è un sentimento tutto nostro che non esiste fuori di noi, in realtà.
E io questa sensazione di non ascolto la ricorderò sempre. E ci faccio i conti, ma mi butto ogni giorno in qualcosa che dia un senso più grande ai nostri altrimenti irrisolvibili problemi.
Sentite cosa dice Antony Robbins della sua vita:
Io non mi preoccupo di mantenere la qualità della mia vita, perché ogni giorno lavoro per migliorarla. Mi sforzo continuamente di imparare e di fare nuove e importanti distinzioni sul modo di aggiungere valore alla mia vita e a quella degli altri. Questo mi dà la sicurezza di poter sempre imparare, di potermi sempre sviluppare e crescere.
Ho avuto l’onore eccezionale di avere a che fare con clienti di tutti i mestieri e professioni, dal privilegiato al più povero. E una cosa è chiara: a dispetto della condizione sociale, solo coloro che hanno imparato il potere del contributo sincero e disinteressato vivono la gioia più profonda della vita… la vera realizzazione.
Ecco: si riconosce tutto il giro delle emozioni che la persona che ho di fronte percorre per esprimersi. Si nota la sua consapevolezza.
Altrimenti si nota che questo giro non è ancora compiuto.
Seguendo sempre l’esempio del non sentirsi ascoltati: quando parla questa persona, si sente ora considerata come diritto indiscutibile? Si concentra su ciò che ha da dire?
In queste settimane, più volte, nelle classi e nei gruppi di terapia è venuto fuori come -di fronte ad esperienze impegnative- siamo destinati a compiere tutto il giro delle emozioni per star bene.
Negli esercizi, ad esempio, si chiede: se mi mantengo aperto incondizionatamente a questo dolore, cosa succede?
E si invita i partecipanti a porre la domanda al proprio corpo e alle emozioni, e a stare in ascolto.
Ogni gesto legato, ogni movimento non così spontaneo, è bloccato in realtà da emozioni antiche, oggi rimosse.
Quindi tutto il giro delle emozioni ci serve per pulire l’emotività altrimenti ristagnante nel corpo.
- Nel dettaglio, ci si apre ad una difficoltà ad esempio nello stare a testa in giù della posizione di piegamento in avanti.
- Poi ad aprirsi a questa posizione, ai suoi piccoli dolori, titubanze, fragilità, più emotive che fisiche.
- Infine a percorrere alcuni passi in avanti in questa posizione, cercando di notare che cosa sentiamo: quali impossibilità? Quali piaceri? Nessuno? Non c’è davvero alcun scioglimento?
- E in conclusione, a mantenersi aperti e a tornar su, in piedi, con un impeto energetico di affermazione, corporeo, assolutamente NON mentale, con un grido, un rompere gli indugi, un’uscita dai soliti schemi.
Al termine, le persone hanno in viso un’emotività liberata, proprio di chi ha compiuto tutto il giro delle emozioni: timore o paura, apertura, accettazione, rabbia, affermazione, gioia, serenità.
E ciò crea un bel solco, una sana abitudine, che ci va di ripetere, ogni giorno.
I bambini reprimono gran parte delle loro emozioni per adattarsi alle condizioni dell’ambiente familiare. Cominciano col trattenere le espressioni di paura, rabbia, tristezza e di gioia perché pensano che i loro genitori non siano in grado di confrontarsi con questi sentimenti. Di conseguenza diventano sottomessi o ribelli; né l’uno né l’altro di questi due atteggiamenti rappresenta una espressione genuina di sentimento. La ribellione è spesso la copertura di un bisogno, mentre la sottomissione è spesso la negazione della rabbia e della paura.
I sentimenti sorgono come impulsi o movimenti spontanei dal centro vitale dell’individuo. Per reprimere un sentimento bisogna smorzare e limitare la vitalità e motilità del corpo. Così lo sforzo per reprimere un sentimento diminuisce necessariamente tutto il sentire…
I sentimenti sono la vita del corpo così come i pensieri sono la vita della mente.
ALexander Lowen, Espansione e Integrazione del Corpo in Bioenergetica, pg. 105, Astrolabio Editore.
Non esiste piacere migliore nella vita di quello di superare le difficoltà,
passare da un gradino del successo a quello superiore,
formulare nuovi desideri e vederli realizzati.
Colui che si accinge a qualche grande o lodevole impresa
vede le sue fatiche prima sostenute dalla speranza, poi ricompensate dalla gioia.
Samuel Johnson
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