21c) Un Caso Contenitore: Renata, La Musica in Carriera

 

Una volta, la mia amica Renata mi disse la chiave della sua vita.

Ecco cosa mancava per comprenderla!
Lei era un’avvocato di grande e rapido successo in una società di consulenza.

Da piccola aveva perso il padre e quindi di colpo, non aveva più potuto suonare il violoncello. Che era la sua passione.

Da un giorno all’altro, niente più conservatorio né carriera da concertista e via a lavorare.

Da allora, lei si è sempre mossa in modo da attraversare letteralmente le aziende, la consulenza e le gerarchie: dopo aver perso la sua passione, il resto era relativo e senza troppo idealismo. Non solo: i sacrifici per la carriera da concertista erano di un livello così alto, che non era possibile nemmeno paragonarli alla vita d’azienda. Quindi lei, in questo modo, riversava nel lavoro energie e punti di riferimento personali che erano evidentemente speciali, propri, originali, potenti.

Ma per diversi anni, il lutto e la mancanza della sua vita precedente l’aveva divorata come una ferita. Quindi da un lato una vita interessante, appassionata e piena di successi. Dall’altro lei che sembrava priva di interesse, come se nulla fosse importante. E spesso sola, solitaria, molto “sturm und drang”.

Poi la svolta: anni di lavoro su di sé e la scoperta della verità: va tutto bene così, va davvero bene così. “La vita dopo la musica” poteva smettere di essere una vita di scorta, di seconda mano, per diventare la vita luminosa che aveva sempre sognato, a prescindere dal tipo di lavoro.

Non abbiamo diritto noi a tutto il possibile sempre? Questo è il segreto.

Scoprì allora i nessi tra il lutto e l’insoddisfazione e la freddezza che provava. Decise di abbandonare completamente i rimpianti, di riprendere la sua passione per la musica nel tempo libero e di dedicarsi alla vita di nuovo aperta, rigenerata, fortunata, piena di abbondanza e prosperità.

Oggi lei innova ogni ambiente in cui lavora sotto almeno una decina di punti di vista:

  • Idee forti, potenti, originali, risolutive
  • Fattibilità, praticabilità, semplicità, concretezza dei progetti
  • Anticonformismo e stile assolutamente personali e apprezzati
  • Forma del suo agire e stile originale del muoversi come serve e quando serve
  • Armonia, connessione speciale e struttura profonda delle relazioni
  • Interpretazione dei diversi ruoli che ricopre
  • Rispetto e sensibilità personali
  • Ore lavoro-ore tempo libero
  • Riservatezza e responsabilità palpabili e riconosciute

E non si sforza per niente, questo è l’importante. Perché tutto ciò è una fioritura che deriva dal suo modo di essere. Non una leadership conquistata e impostata razionalmente, “managerialmente”, che sarebbe molto più forzata, innaturale e faticosa.

(Capite perché spesso i corsi manageriali non arrivano al dunque? Perché invertono il processo: tutti insieme, razionalmente, ci condizioniamo da fuori ad utilizzare delle tecniche che agiscono solo in superficie, che ci cambiano poco e ci appiattiscono gli uni agli altri).

Così facendo, Renata riscrive le regole, tutto qui. E’ alle prese con il proprio lavoro come fosse uno spartito da imparare interpretandolo con passione.

E nella sua vita affettiva, secondo voi? Renata (oggi) è diventata solida ed elastica come un albero ad alto fusto. Ha una relazione assolutamente speciale prima di tutto con se stessa e –attraverso la propria vita- con il suo partner, verso il quale:

  • non si adatta per prima cosa
  • non si conforma “come si dovrebbe fare”
  • non si appoggia in modo eccessivo
  • non si accontenta adagiandosi

La loro coppia si nutre a vicenda, ciascuno con davanti lo scopo della propria vita. E se ci si ritrova fianco a fianco, bene. Ma non può essere la prima cosa.

E così tutti coloro che vivono fuori dagli schemi comuni, generali, e per prima cosa non disturbanti.

Per questo sono potentemente dentro ai propri progetti, molto presenti, palpabili, percepibili.

Ci sono altri casi oltre a Renata che ho incontrato?

Certo. Altri esempi positivi di persone con esperienze “altre” che si percepiscono sul lavoro riguardano:

  • un mio collega che ha praticato attività agonistica per anni credendoci
  • oppure le diverse persone che ho conosciuto con alle spalle una storia familiare, o etnica, razziale, che ha comportato uno sradicamento geografico e culturale, una diaspora personale
  • Penso anche alle persone preziose che hanno dovuto affrontare malattie importanti o invalidanti, proprie o in famiglia
  • Infine, ho in mente alcuni che sono stati alle prese con notevoli sacrifici personali, famigliari ed economici

Non notate niente? Sono tutte:

  • ipotetiche sofferenze notevoli, e con pesanti mancanze
  • ma anche esperienze che possono essere considerate comuni e non riguardano persone “speciali”.
  • E soprattutto: tutti noi possiamo riconoscerci, in parte, in situazioni simili!

Perdonate l’esempio personale, ma dico spesso che ci sono oggi un milione di abruzzesi in Abruzzo, ma non so quanti altri milioni in giro per il mondo.

Allora, basta farne tesoro e considerarle per quelle che sono: esperienze forgianti, da cui trarre lo slancio e lo spessore e non più il trauma. Tutto qui.

Ho già scritto della ragazza che era costretta ogni giorno a studiare alla scuola svizzera, dalle elementari alle medie, da sola e praticamente senza famiglia, aiuto e conforto. E al termine, tornata nella scuola italiana, ha frequentato il liceo senza nemmeno studiare un giorno. Ma poi si è persa, ha cercato il sollievo e il rifugio per il resto della vita. Comprensibile, per carità, ma non reale né vero e necessario, perché lamentoso, pesante e senza la vitalità che potrebbe avere oggi a 30 anni.

Mentre invece:

Andrea ha lasciato una carriera aziendale certa e disseminata di successi per un’attività imprenditoriale nella costruzione di telai di biciclette da corsa fatti a mano.

Federica ha preso la laura in Fisica e ora fa la danzatrice acrobatica in tourné in giro per il mondo.

Filippo è così bravo nelle relazioni –da sempre- che è passato da:

  • gestire gli altri con delle balle clamorose per potersi fare al meglio i fatti propri, raccontandola a tutti
  • a mettere le sue abilità al servizio di chiunque, con trasparenza, efficacia, e –non ultimo- profitto.

Ecco cosa vuol dire ragionare in termini Contenitore-Contenuto: solo quando capiamo che proprio la nostra vita ci ha fatto passare per le esperienze che ci hanno reso speciali per come siamo e ci piacciamo, allora sì che sentiamo un’espansione e un calore nel petto laddove fino ad un attimo prima sentivamo una sfiga cosmica e il desiderio campato per aria di diventare altro da noi.

Vi muta le prospettive e l’esistenza, in un solo colpo d’occhio.

 

Il contenitore è l’insieme dei riferimento entro cui ci muoviamo. Ed è personale, vitale, creativo e ispiratore.

E poi? E poi si assume il punto di vista del contenuto alla luce speciale del nostro privato contenitore. Tutto qui:

  • In questo periodo, nella mia vita chi/che cosa si adatta a chi/che cosa? E come posso indirizzarlo alla luce del conteniore cui desidero appartenere?
  • Che cosa sta succedendo alla mia esistenza in questi termini?
  • Io sono il contenuto di che cosa? Di quale tipo di struttura di coppia? E lavorativa? Corriponde al contenitore entro cui mi muovo interiormente?
  • Mi piace questa condizione? Quanto mi piace? Voglio cambiarla? Come?
  • Mi muovo solo reagendo? In modo automatico? Comandato dalla struttura?
  • Fino a che punto sono autonomo/a? Come metto in discussione i miei spazi?
  • Posso farlo di più, in modo privato, personale, stravolto, creativo, rivoluzionario, innovativo?
  • Questa relazione con mia moglie/mio marito è proprio quella che avevo sempre sognato? Sono sicuro che non posso a gran voce dichiarare che cosa non mi soddisfa?
  • E sul lavoro? voglio smetterla di adattarmi a tutti i costi e prima di ogni altra considerazione? Dove posso andare, altrimenti, se continuo così?
  • Che cosa è troppo? Troppo adattamento? Troppo menefreghismo da parte mia?
  • In che cosa mi adatto prima ancora di sentire che cosa vorrei? A quali diritti rinuncio? A quali facoltà e qualità personali ho abdicato senza nemmeno discutere? Quali abilità posso riprendermi facilmente dentro di me?
  • Che cosa dovrei decidere per prima quale contenuto della “mia” struttura, di questa “mia” esistenza che qui chiamiamo contenitore?
  • Che cosa voglio, penso, desidero interiormente? E una volta scritte, espresse, confidate a me stesso, sento / oppure non sento di poter realizzare queste mie istanze? Perché?
  • Da chi / da che cosa mi faccio bloccare nella coppia o nel lavoro? Ha a che fare con la mia storia? Posso indignarmi con me stesso e decidere di cambiare in modo risoluto questo atteggiamento?
  • Dov’è che sensibilità, potenziale, interesse, che io ho dentro, possono avere una migliore espressione?

Se ci prende una stretta allo stomaco a leggere questa lista di domande, allora la strada è giusta. Occorre solo continuare a chiederselo con maggiore continuità e profondità.

Esprimersi nel mondo che frequentiamo lo trasforma e lo innova, non lo distrugge.

E questo è l’unico compito che ci è stato dato su questa terra. Esistere pienamente. Non in modo accantonato.

Come fare? Pensiamo per un attimo a chi stimiamo di più. Fatto? Abbiamo identificato un nome? Conosciuto o meno. Può essere Steve Jobs o il grande collega M., o l’infinita fonte di ispirazione, amica S.

Ecco, amici miei: le persone che ci piacciono di più hanno due caratteristiche fenomenali:

  • sono diverse da tutte le altre e ci piacciono per questo; si comportano diversamente, si muovono secondo schemi che travalicano la norma, si esercitano ogni giorno a cambiare, in modo profondo e coerente, il mondo che li circonda
  • sono allo stesso tempo uguali a noi, altrimenti non ci piacerebbero; e hanno superato le nostre stesse difficoltà, problemi anche grandi. Sono avvezzi alle nostre umane sofferenze.
  • ma hanno semplicemente scelto l’abbondanza, da qualche momento in poi della loro vita, facendo tesoro di ciò che è capitato loro, mettendolo al servizio di tutti gli altri. Senza aver prima sbagliato, nessuno diventa se stesso.

Occorre solo cominciare, una bella mattina.

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