Ciao Marco, ti ho inviato una mail, quando puoi per favore. Grazie mille 🙏🏻
Mail:
Ciao,
lo so faccio dentro e fuori, non so già se dalla terapia o dalla bioenergetica, non capisco o non vedo cosa si è spezzato …
Mi dicevano una volta che entri nel sistema delle chiamate a scuola, VEDRAI lavorerai sempre!
Mai profezia fu più sbagliata.
Quest’anno hanno messo un algoritmo per chiamare noi insegnanti, ma qualcosa non ha funzionato e non sono stata, come molti altri docenti con posizioni e punteggio maggiori del mio, chiamata. L’algoritmo ha messo in cattedra docenti che hanno 28 / 30 punti a lavorare con cattedre intere (cioè fino al 30 giugno), risultiamo rinunciatari senza neanche essere stati chiamati.
Non si capisce qual è stato il criterio dell’algoritmo, sindacati che non si capiscono da che parte stanno, Ufficio scolastico che non risponde e neanche riceve, lunedì siamo stati lì fuori per quattro ore.
Mi sono presa una supplenza arrivata oggi di dieci giorni!!!!i, ho accettato perché dietro casa. (di solito queste supplenze toccano a persone che non sono nelle graduatorie! come me)
Quale Karma devo o sto ripulendo ?
Cosa, tutto quello che ho percorso in questi ultimi anni, dal 2012 che ho perso il lavoro ad oggi, mi vuole dire / far capire o mostrare che io non vedo / non capisco non sento?
Tu mi dirai cosa cerco? Risposte?! forse neanche più quelle.
Ho un energia di scarsità che mi circonda, evidentemente, un energia di demerito che inconsciamente mi sta guidando…
La prossima settimana, non lunedì pomeriggio, ma negli altri giorni di pomeriggio avresti un posto per me?
mi servirà non mi servirà non lo so, ma gli incontri che ho fatto hanno sempre smosso qualcosa.
Sono veramente demoralizzata e letteralmente persa per strada, non ho più voglia di agire per andare da qualche parte, mi sembra negli ultimi anni di aver forzato qualcosa che poi a spizzichi e bocconi è arrivato, ma poi scomparso di nuovo, a cosa mi è servito spingere in una direzione di voler lavorare, se poi puntualmente vengo respinta?
respinta=respingente, probabilmente ho anche un atteggiamento respingente? Aggiungo anche questo alla lista.
Lo so Marco tanti pensieri sparsi, perché è così che mi sento sparsa e spersa.
Grazie sempre
Z.
Risposta:
E’ proprio evidente:
Per farti stare così, emozionata, senza freni, senza strutture, sderenata, vera, nuda davanti a tutti, distrutta, spersa e persa.
Così ti sei sempre sentita. E così finalmente ti fai vedere. Se non ti arriva lavoro.
Se sei fuori dal contesto inquadrato, ti senti fuori come sei davvero dentro di te da una vita.
Ti fai moltissimi meno problemi ad esprimerti, a chiedere terapia, rapporto, un aiuto affranto di qualsiasi tipo.
Non vedi i punti positivi in tutto questo, vero? Eppure.
Non sei e non puoi essere nella testa, nelle paure, nelle fughe, nelle protezioni, nei margini. Non puoi più lottare con tutto te stessa per stare fuori da qualsiasi vita che ti faccia che ti ha fatto e che ti farà sempre stare nell’immenso dolore.
Devi per forza cercare con tutto te stessa di stare dentro il sistema. Sistema che odi con tutto il cuore.
Se stai fuori ti batti per stare dentro. E tutto sembra quadrare senza mai quadrare.
Se trovi lavoro, invece, ritorni come sempre è successo negli ultimi anni, alle tue strutture di cui sopra.
Non vedi nessuno, o pochissime persone, vivi di paure di non farcela, non ci dormi la notte, stai nel tuo brodo, odi tutto e tutti, critichi apertamente tutto e tutti, intendiamoci: a ragione. Ti chiedi che senso ha tutto questo giro di giostra.
Di persone che vivono male e lavorano peggio, che si beano del lavoro sicuro che tu non avrai mai.
Perché tu non lo vuoi tutto questo.
La verità quindi è che sei bravissima a sfruttare tutte le energie sottili per non avere quello che in realtà non vuoi.
Per sperare nella scuola che rappresentava l’inclusione, hai rifiutato il lavoro di operaia che sanciva che tu stavi bene lì proprio perché rappresentava perfettamente come ti sei sempre sentita, relegata fuori dal tuo valore, non vista e non considerata per le tue abilità, completamente nel corpo e non toccata per niente dalla sindrome del Sarò Mai Capace?- che ti ha sempre distrutto l’esistenza. Finalmente guadagnavi del denaro, in un lavoro, fisso(!), dove non scattava alcuna prestazione, relazione significativa.
Come se ne esce?
Restando sempre nella emozione chiave per te della disperazione. Palpabile. Carne viva.
Accettandola. Vivendola. Facendola diventare la vera te stessa come è da sempre. Vestendola. Indossandola.
Uscendo con i vestiti disperati-sempre e non non quelli aggiustati-sempre da brava ragazza.
Scrivendo la lista delle risposte alla domanda e rileggendole per anni:
Perché non voglio che arrivi lavoro? Perché faccio ogni volta di tutto e ci riesco benissimo a non farlo arrivare?
E scrivi. E scrivi. E scrivi.
E poi:
Fi
Nal
Men
Te,
rinuncia totalmente al lavoro inteso come sistemazione e mutuo e casa, tu non hai casa dentro. E non la vuoi avere e quindi non ce l’avrai mai.
Accettando tutto questo, ti metterai a vento, al vento del tuo vento, e cercherai di guadagnare denaro da irregolare come sei sempre stata, (e dentro di te ti sempre vantata di essere, questo è il punto), con la tua arte, il disegno, l’illustrazione, o con il cazzo che capita, in modo sporco e arrabattato. Facendo la cameriera o la commessa o l’operaia impegnandoti in qualsiasi cosa non ti tocchi e non rappresenti niente per te. Solo un mero lavoro del cazzo.
E con tutte queste dritte-storture, se hai capito il paradosso, anche questa volta sporche, stracciate e scollegate come ti sei sempre sentita nelle sfaccettature della merda che ti è sempre capitata, finalmente avanzare sentendoti vera.
Quando sarai esposta a questo vento, ti arriveranno tutte le chiamate e i lavori del mondo (la scuola ti chiamerà letteralmente il giorno dopo) che magari accetterai, incidentalmente, come si accetta il lavoro nei campi ogni tanto mentre si gira il mondo.
Anzi, prendere lo zaino e partire, oggi, girando il mondo, è una delle cose sporchissime che ti farebbe essere finalmente te stessa. Facendo la madonnara per strada senza sapere quella notte dove dormirai.
In-ci-den-tal-men-te, Felice.
E’ una vita che quella bambina attende di essere riconosciuta per quello che è, senza patria e contesto. E adesso finalmente ci sta riuscendo. Ad essere creduta. Perciò, se trova lavoro, dentro di sé, muore. Allora, di notte, fa di tutto per cambiare le graduatorie.
Quella parte è incoercibile.
Ti fa essere seriamente e definitivamente te stessa.
Perché tutto questo accade a te e apparentemente non agli altri?
Perché tu sei radicale. Fino al midollo. La tua bambina non scherza per niente. Ha avuto da piccola immenso dolore e una reazione al pari dell’anoressia. Morire per vivere. Quindi senza alcuna mezza misura. Mai. Piuttosto, morire.
Inizia a chiederti cosa vuole e a onorarla e a scendere a compromessi sulla sua direzione, non più, mai più, a costringerla ad uniformarsi alla vita di merda di persone di merda che la facciamo sentire di merda.
Non ne può più da tantissimi anni.
È una questione di identità.
Tu sei questa.
Ti do un appuntamento.
Vieni disperata.