A volte penso che mio padre sia una fisarmonica.
Quando lui mi guarda e sorride e respira, sento le note.
Markus Zusak
Oppure mia madre?
Anche questa esperienza spalanca abissi e voragini oppure panorami meravigliosi a seconda di come prendiamo questa epifania.
Se io assumo quale assunto di base che io sia proprio come mio padre, come mi sento?
– Oddio, mi risponde Aldo. Abbiamo parlato di lui nell’articolo precedente.
– E’ una vita che cerco di distinguermi da lui, da loro… e adesso tu mi dici una cosa del genere… mi sento mancare. Ecco come mi sento.
– Però scusa, (considera il terapeuta da spiaggia, visto il periodo estivo), non abbiamo lavorato per accettare qualsiasi ipotesi, partendo dalla peggiore? E non abbiamo detto che -per il benessere reale- occorre andarsi a cercare e non fuggire qualsiasi ferita o paturnia o titubanza e onorarla, accoglierla, valorizzarla fino a che si scioglie e si rivela per quello che è, un incredibile punto di forza?
– Non sono io calvo e miope? Mi risponde lui ironico, parafrasando una vecchia battuta tra noi, in cui gli ricordavo la triste condizione che ci accomuna.
– Vogliamo ancora considerarci biondi e fluenti come da bambini? (Concludo io, riprendendo la battuta).
– Quindi, ricapitoliamo…
– bravo, fai il terapeuta.
– Vuoi dire che io ad esempio sarò sempre ferito, titubante, insicuro, esattamente come babbo bello appapà, solo che devo considerarmi fortunato perché, lavorando su me stesso -a differenza di lui- non ho attacchi di panico e non prendo psicofarmaci?
– Quasi quasi non ti faccio pagare la seduta.
– Sì effettivamente, comincio a capire. Allora devo considerare che sono anche come mia madre. E non se ne esce più.
– Se continui così, tra un pò mi dici che non hai più bisogno di terapia.
– Va bene. (Scoppia a ridere). Allora adesso ti dico cosa mi accadrà nei prossimi mesi.
– Non è che alla fine mi dici che ti devo pagare io la seduta?
– Partirò dall’assunto che sono esattamente come mia madre. E se mio padre è sconfitto e ferito, lei è una macchina da guerra per far fronte alle disgrazie continue, giornaliere. Presentissima, mamma anche di mio padre, mai doma, ma implacabile, che non te ne risparmia una…
– E non vedi niente?
– Oddio.
– Esatto, amico mio. Tu sei esattamente così. Non tutto. Non sempre. Ma buona parte di te è una macchina da guerra. Non solo: è uno dei tuoi pregi più grandi.
– Anzi, come dici tu da tempo, è la mia incongruenza più grande. Essere capacissimo e feritissimo. Un mostro.
– Un bellissimo mostro.
– Oh mamma.
La seduta si conclude con entrambi che ci confrontiamo con il passo de La Profezia di Celestino, che io avevo da 20 anni senza aver mai letto fino a che ci sono proprio capitato alcune settimane fa.
Il passo è quello della 6^ illuminazione che sottolinea quanto noi siamo al mondo per proseguire-compiere-personalizzare-elevare il copione di vita di entrambi i nostri genitori.
(Se volete approfondire: James Redfield, Guida alla Profezia di Celestino, 6^ Illuminazione. Fare Chiarezza Nel Passato: l’eredità dei nostri genitori e i drammi del controllo”).
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