Le persone senza immaginazione
hanno bisogno che le altre facciano una vita regolare.
Boris Vian
Chiediamoci allora: perché questa persona che ho di fronte mi fornisce un’immagine di Sé che non è quella che io sento?
Gennaro ad esempio, non a caso detto Gennarino nonostante fosse un omone di 100 chili, aveva come immagine di sé: “sopporterò. Ma solo fino a quando non fuggirò mandandovi tutti a quel paese”.
Lo aiutava questa eventualità.
Illusione di contrazione:
Sopporterò. Solo se sopporto mi sentirò sicuro e amato
Illusione di liberazione:
Prima o poi fuggirò. Ma se lo farò, sarò punito
pesantemente e perderò l’amore.
Quindi: o Libertà / o Amore e approvazione.
Per cui, Gennaro sceglieva piuttosto spesso:
Illusione di Ritiro, di compromesso:
Ci sarò fino a quando e fino al punto in cui lo dico io. Non sarò mai più generoso come un tempo!
Ma questa scelta di vista -comune a miliardi di persone!- non produce altro che vitalità al minimo!
Il vero cambiamento è stato allora per Gennaro:
Immagine Interiore d’Integrazione
“Posso partecipare alla vita da una posizione davvero libera, non che rivendichi la libertà, perché non è vero che non ce l’ho…”
“Posizione quindi né sottomessa né in fuga né alternata, bensì presente, perché partecipare con generosità e responsabilità è il mio scopo primario in questa vita”.
“Solo se mi vedo diversamente, riuscirò ad essere in grounding,
cioè -come si usa dire in Bioenergetica- radicato al suolo, sulle mie gambe”.
E a vivere pienamente qui ed ora, NON PIU’ solo per “far fronte” ai problemi consueti bensì per avere davvero ogni giorno di meno, i problemi del passato.
Questa ricerca della terza via -la reale Progressione- è un cardine del cambiamento di cui parliamo spesso: non ha senso opporsi a qualcosa che non esiste più se non dentro di noi.
Noi continuiamo a somministrarcelo tutti i giorni e a far finta di contrastarlo. Basta.
Le ferite sono conseguenze di diritti negati. Allora, se è un diritto non si rivendica, si pratica. E basta.
La terza via -anziché resistere- ci permettere di ritornare nell’alveo della natura.
Ciascuno ha la sua terza possibilità.
Ad esempio:
1. Sono stato ignorato / 2. Cerco di farmi notare senza riuscirci mai /
3. Mi concentro su che cosa farei se non mi sentissi ai margini e lo faccio e basta.
Così, per vedersi diversamente, Gennaro considerò questo SUO mondo interiore di sottomissione falso e fine a se stesso, cioè utile solo alla propria sopravvivenza, del sistema stesso.
La persona originaria che lui aveva sentito che voleva sottometterlo, nel caso specifico la madre, non lo faceva per sottometterlo. Lo faceva per altri suoi personali bisogni. Cavarsela da madre separata, con due lavori sulle spalle e due bambini da accudire.
Quel che Gennaro provava era che la madre doveva per forza portarlo all’asilo entro 15 minuti secchi. E che al fratello più piccolo veniva concesso molto più agio. E lui si è sentito sottomesso. Certo, la madre avrà usato modi più che bruschi.
Ma solo se Gennaro accetterà…
…che sentirà sempre questa sensazione forte provata ogni giorno da bambino, in ogni situazione futura,
… e solo cambiando ogni volta immagine di sé per quello che è oggi: un’impressione, proiezione, inganno, da volgere sempre in positivo…
…allora sì che potrà cambiare e sentire di non dover reagire sempre male a qualsiasi “tentativo di sottomissione” che continua a percepire. Perché quella sottomissione non è vera.
“E in ogni caso, non vuol dire che oggi io debba sempre reagire.
Perché continuerei solo ad oppormi per tutta la vita ad attacchi esterni che inventerò o mi procurerò senza accorgermene, per riprovare sempre le stesse sensazioni”.
Nessuno invece può mai sottometterci se noi non lo vediamo possibile. E soprattutto: che cos’è per noi la sottomissione? Una pena, un dramma, o una regola del vivere civile o qualcosa che semplicemente non esiste?
Solo vedendo il mondo liberato dentro di noi non avremo più bisogno di liberazione fuori di noi.
E potremo prenderci così le nostre opportune responsabilità di partecipazione.
Il radicamento di sé e della propria vita
è il radicamento delle proprie immagini interiori.
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